La profezia

“L’altruismo è la maschera dorata dell’egoismo e del narcisismo, nient’altro che un'anomala gratificazione.” Lorenzo Licalzi

I più poveri fra i poveri

Donna povera

“Quelli che hanno dei mezzi pensano 
che la cosa più importante al mondo sia l'amore.
I poveri sanno che è la ricchezza.”
Gerald Brenan



By F.M.

Nel post precedente ho raccontato dell'importanza per il movimento dei focolari della narrazione e di come sia affetto da grave dissonanza cognitiva, meccanismo ingenuo il cui unico scopo é quello di mentire a sé stessi e provare a far tacere, invano, i rimorsi di coscienza. Un esempio lampante di questa manipolazione é il rapporto che il movimento dei focolari ha con la povertà, con i poveri e col l'uso disinvolto dei tanti soldi a disposizione. I focolarini, stando alla loro epica, sarebbero n
ati come risposta ai mali del mondo, al grido di Cristo in croce, con la vocazione di abbracciare il lebbroso, come san Giuliano l'ospitaliere, lenire le piaghe dell'umanità confondendosi con essa. Tutto bellissimo, ma poi, ahimè, ha fatto capolino l’imborghesimento: soldi, case, agi, viaggi e risorse. E invece che continuare a prendersi cura dei poveri e derelitti l’unica occupazione concreta di Chiara e seguaci é diventata ripetere la storia dei primi tempi del movimento, naturalmente idealizzata, corretta, edulcorata e priva di qualsiasi spigolo, dubbio, tentennamento o parere discordante. Per questo motivo è stata necessaria una nuova narrazione sui poveri. Bisognava trovare al più presto una buona giustificazione per averli barattati con agi e risorse, senza sentirsi in colpa e provare uno scomodo disagio. E allora il colpo di genio: "i più poveri fra i poveri sono quelli senza dio".

Occorre ammettere che questo delirio abbia spalancato le porte del borghesismo nei focolari ed è la narrazione che forse più di tante altre ne ha segnato l'inizio del declino. Affermare che “…i poveri più poveri sono quelli senza dio” è semplicemente una presa in giro: una castroneria del genere si può dirla solo a pancia piena. Mi si obietterà che “non di solo pane vive l’uomo…”, ma purtroppo questa frase l’ha pronunciata uno che i pani li moltiplicava, proprio perché le sue parole fossero autentiche e non slogans a buon mercato. Potrebbe quindi non essere più credibile l'annuncio focolarino di Dio-amore, da chi mangia tre volte al giorno, ha un tetto sulla testa, può permettersi di andare in vacanza ogni anno (intoccabile) e ha la vecchiaia assicurata. Così è troppo facile e decisamente poco credibile.

Un corollario importante dell'aver rinunciato alla povertà da parte dei focolarini é l'aver perso il contatto con la realtà, con i problemi comuni della gente comune. In cima alla lista Chiara stessa, che viveva come una regina nel suo regno fatato, protetta da un esercito di schiave a sua completa disposizione. 

Il fatto di non essere sposati, non avere quindi una moglie o un marito con cui condividere la propria esistenza, nel bene e nel male; il fatto di non avere figli, da crescere, da proteggere e instradare alla vita; il fatto di non possedere "casa e campo", non avere quindi sputato sangue per poterseli permettere. Tutti questi fattori messi assieme rendono la percezione della realtà da parte dei focolarini quantomeno distorta. In definitiva sono troppo ricchi. Veramente pochi possono giovarsi di tanta flessibilità e accesso a così tante risorse. Questo rende i focolarini alieni rispetto alla gente comune. 

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Il problema inoltre con questa narrazione sui poveri é che, come ho già fatto notare, l’unica occupazione concreta dei focolari é diventata raccontare la storia del movimento, di Chiara e le sue prime compagne. Per cui invece che calarsi nelle piaghe dell'umanità sofferente, ci si é dovuti dedicare ad organizzare incontri su incontri, raduni, congressi e manifestazioni di ogni ordine e grado. In definitiva tante belle paroleNella mia città ad esempio, c'è un problema endemico di drogati di crack. Il movimento dei focolari é presente in questa regione, ma dove sono? Cosa fanno? Perché non sono i primi ad abbracciare questa piaga che funesta così tante giovani vite? Eppure, standoli a sentire, dovrebbero essere nati proprio per questo e la loro vocazione dovrebbe essere espressione di queste parole della Lubich:

"Occorrono cuori toccati da Lui (Cristo abbandonato in croce, n.d.r.) che non lo sfuggono, lo amano, lo scelgono e trovano in lui la luce e la forza per non fermarsi nel trauma, nello spacco della divisione, ma per andare sempre al di là e trovarvi rimedio, tutto il rimedio possibile." 

Io mi spiego anche così il repentino calo di vocazioni. Essersi allontanati dall'ispirazione genuina iniziale che aveva affascinato tanti, e invece ritrovarsi in una dinamica autoreferenziale che produce tante parole e pochissimi fatti concreti, ha tolto il terreno sotto i piedi proprio a chi invece aveva deciso di investire la propria vita per mettere alla prova le parole del vangelo. 

Per provare a riguadagnare un po' di credibilità occorrerebbe ricominciare dalla povertà, senza cosmesi narrative e senza scuse. Si dovrebbe ad esempio chiudere tutti i focolari situati in quartieri residenziali o in centro città. Venderli e aprirne di nuovi, con quei pochissimi che forse ancora ci credono, nei punti dove l’umanità soffre. Non vedo alternative valide. 

Un altro corollario simpatico del rapporto disinvolto che i focolarini hanno con la povertà riguarda la "provvidenza", ossia l'inaspettato generoso intervento di Dio che vede e provvede ai bisogni dei suoi figliuoli. L'agiografia focolarina sui primi tempi è ricca di aneddoti che ne parlano. Anche in questo caso però la provvidenza è diventata col tempo una narrazione utile a coprire un giro di soldi e risorse che susciterebbero alcuni interrogativi e sarebbe davvero scomodo rispondervi senza arrossire. Sì comincia naturalmente da Chiara che come apripista aveva a sua disposizione un patrimonio. Una villa in Svizzera dove trascorrere le vacanze estive, ricevuta di "provvidenza"; un piccolo regno nei castelli romani, eredità della famiglia Fondi quindi pure "provvidenza", dove vivere riparata e protetta dal mondo, nel quale, vorrei far notare, lei avrebbe invece voluto essere inzuppata come un frusto di pane nel vino - vedi il suo scritto "L'attrattiva del tempo moderno". Insomma é rimasto un bel desiderio sulla carta, come tanti.

Questo uso di soldi, beni e risorse da parte della Lubich, ho fatto presente solo la punta dell'iceberg, è diventato poi un paradigma soprattutto tra i suoi più stretti collaboratori e collaboratrici, che sentendosi come "una piccola chiara" nelle varie zone del globo terraqueo ne hanno ripetuto vizi e storture, soprattutto le focolarine occorre precisare. Non di rado così si sono sentite storie di responsabili di focolare o di zona con autista, con corredo a parte rispetto alle normali focolarine, vestiti più costosi, parrucchiere settimanale, sino a menù diversi e così via. Si comincia con tutte le buone intenzioni e poi come nelle 'Fattoria degli animali': tutti i focolarini sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri!

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l'invenzione del focolare


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Commenti

  1. anni fa,in un epoca preistorica, durante la guerra giunse al mio paese uno sfollato, proprio da Trento. Ci rimase anche dopo. Da piccolo siccome aveva un negozio si andava a far spese da lui, ricordo per l'appunto che ai tempi quando voleva offendere qualcuno lo chiamava POPO ,lascio a voi se sentirsi dare del popo sia un complimento o un offesa io sono cresciuto ritenendola offesa.

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