- Ottieni link
- X
- Altre app
By F. M.
L'analisi delle fonti riserva sempre delle sorprese e ad un occhio attento saltano all'attenzione particolari che sfuggono ai più. Ritorniamo sulla fatica letteraria di Michele Zanzucchi che nella "Casetta"* ha raccontato con dovizie di particolari (forse troppi) gli inizi dell'esperienza spirituale di Chiara Lubich e le sue prime compagne. (prima puntata) (seconda puntata)
In questa puntata vorremmo affrontare l'episodio del "latte" dove Silvia/Chiara, la figlia che tutte le madri hanno sempre desiderato, si immola alla causa sollevando le sorelle più piccole dall'incombenza di dover andare a prendere il latte d'inverno in una Trento in pieno secondo conflitto mondiale.
In questa puntata vorremmo affrontare l'episodio del "latte" dove Silvia/Chiara, la figlia che tutte le madri hanno sempre desiderato, si immola alla causa sollevando le sorelle più piccole dall'incombenza di dover andare a prendere il latte d'inverno in una Trento in pieno secondo conflitto mondiale.
Questa storiella è la base dell'indottrinamento che generazioni di seguaci della Lubich, sin dalla tenera età, si sono sentiti ripetere in tutte le salse. È la narrazione di quando e come Chiara ha sentito la chiamata a donarsi tutta a Dio.
Da questa narrazione si capiscono varie cose e sorgono alcune domande:
- Ci sono stati vari episodi in cui Chiara ha sentito delle voci che le parlano e la invitano a fare questo e quello.
- Stando alla ricostruzione del Zanzucchi, Chiara sente la voce non davanti all’edicola della madonna ma sotto un cavalcavia, quindi com’è che si rivolge alla madonna?
- Il dialogo presunto tra la voce maschile e Chiara è ambiguo: Chiara pensa di parlare con Gesù ma si rivolge alla madonna per chiederle spiegazioni. Ma come, non era una voce "cristallina" che ben conosceva? Come si fa allora a scambiare Gesù per la madonna, una voce maschile per una femminile?
- La voce le risponde come un’entità terza rimandandola al “figlio suo”. Suo di chi? Se è la madonna a rispondere, perché dice “suo”? Secondo logica avrebbe dovuto rispondere “mio”. Se quindi non è la madonna a rispondere, di chi è questa voce? Se fosse Gesù come mai non ribadisce “a me?”. Insomma con chi sta parlando Chiara?
Da tutto questa confusione infine si intuisce la grave e incurabile autoreferenzialità che affligge i focolarini: possibile che nessuno si sia accorto di queste incongruenze e le abbia fatte presente al Zanzucchi, che dal canto suo invece assicura di aver sottoposto il manoscritto a una pletora di esperti di storia del movimento dei focolari?** Non si tratta di dettagli trascurabili. Da un racconto del genere alla fine si evince che la Lubich sentiva voci e confuse pure.*** E se questa è la partenza della storia della Lubich e del suo movimento, cosa mai sarebbe potuto andare storto?
* La casetta – Silvia (Chiara) Lubich e alcune delle sue prime compagne (autunno 1944 - estate 1948). Michele Zanzucchi – Città Nuova Editrice 2023 - pag. 24-25
"Un bel giorno Silvia (nome vero di Chiara Lubich n.d.r.) stava studiando per un esame che ipotizzava di dare a Venezia, storia della filosofia medievale; ma bisognava passare dal lattaio. Faceva un freddo boia, e l'idea d sorbirsi un paio di chilometri a piedi nel gelo non faceva fare i salti di gioia né a Liliana né a Carla, che trovarono le scuse giuste per declinare l'invito di Luigia (la mamma n.d.r.). Silvia, forse un po' infastidita dalla pigrizia delle sorelle, prese la bottiglia del latte, infilò cappotto e stivaletti e si diresse verso la bottega, poco oltre l'edicola della Madonna bianca. Al solito, passandovi dinanzi, si segnava e accennava appena a inginocchiarsi. Cosi fece anche quella volta, ma con una variante: non accennò solo l'inchino, ma lo fece completo, appoggiando il ginocchio nella neve. Ne ebbe come una scossa, e proseguì. Al ritorno rifece il gesto, e poco dopo, passando sotto il cavalcavia della ferrovia per la Valsugana, Silvia udì la voce che già conosceva, quella che l'aveva invitata al martirio, più tardi alla santità e che infine le aveva parlato a Loreto. Una voce maschile, ma carica di tenerezza, senza influenze dialettali, che suonava nel silenzio ovattato della neve come un richiamo cristallino: «Datti tutta a me». «A te?», si chiese Silvia rivolgendosi alla Madonna. «No, al figlio suo», udì ancora. E capi così che Gesù la voleva «sua sposa». Un calore insolito per la stagione le scaldò le membra e persino il ginocchio che era stato a contatto con la neve sembrava rinvenire, mentre le nubi lasciavano filtrare un raggio di luce."*
Da questa narrazione si capiscono varie cose e sorgono alcune domande:
- Ci sono stati vari episodi in cui Chiara ha sentito delle voci che le parlano e la invitano a fare questo e quello.
- Stando alla ricostruzione del Zanzucchi, Chiara sente la voce non davanti all’edicola della madonna ma sotto un cavalcavia, quindi com’è che si rivolge alla madonna?
- Il dialogo presunto tra la voce maschile e Chiara è ambiguo: Chiara pensa di parlare con Gesù ma si rivolge alla madonna per chiederle spiegazioni. Ma come, non era una voce "cristallina" che ben conosceva? Come si fa allora a scambiare Gesù per la madonna, una voce maschile per una femminile?
- La voce le risponde come un’entità terza rimandandola al “figlio suo”. Suo di chi? Se è la madonna a rispondere, perché dice “suo”? Secondo logica avrebbe dovuto rispondere “mio”. Se quindi non è la madonna a rispondere, di chi è questa voce? Se fosse Gesù come mai non ribadisce “a me?”. Insomma con chi sta parlando Chiara?
Da tutto questa confusione infine si intuisce la grave e incurabile autoreferenzialità che affligge i focolarini: possibile che nessuno si sia accorto di queste incongruenze e le abbia fatte presente al Zanzucchi, che dal canto suo invece assicura di aver sottoposto il manoscritto a una pletora di esperti di storia del movimento dei focolari?** Non si tratta di dettagli trascurabili. Da un racconto del genere alla fine si evince che la Lubich sentiva voci e confuse pure.*** E se questa è la partenza della storia della Lubich e del suo movimento, cosa mai sarebbe potuto andare storto?
-----
* La casetta – Silvia (Chiara) Lubich e alcune delle sue prime compagne (autunno 1944 - estate 1948). Michele Zanzucchi – Città Nuova Editrice 2023 - pag. 24-25
** "Il manoscritto è stato letto, corretto ed emendato da alcuni tra i massimi esperti di storia del Movimento dei Focolari, a cui va la gratitudine dell'autore." (pag. 11)
*** Le allucinazioni uditive, "sentire voci che non ci sono", sono in realtà uno dei sintomi più diffusi della schizofrenia. Si riscontrano anche in altre condizioni psichiatriche, come la depressione bipolare e i disturbi della personalità. In questa vicenda della Lubich un probabile indizio di possibile schizofrenia lo troviamo a pagina 28 della "Casetta" dove si legge, a proposito della consacrazione che Silvia/Chiara (già questo doppia personalità...) stava accingendosi a compiere:
*** Le allucinazioni uditive, "sentire voci che non ci sono", sono in realtà uno dei sintomi più diffusi della schizofrenia. Si riscontrano anche in altre condizioni psichiatriche, come la depressione bipolare e i disturbi della personalità. In questa vicenda della Lubich un probabile indizio di possibile schizofrenia lo troviamo a pagina 28 della "Casetta" dove si legge, a proposito della consacrazione che Silvia/Chiara (già questo doppia personalità...) stava accingendosi a compiere:
"...le formule tradizionali non le furono utili per mantenersi sveglia: sentite e risentite, erano un po' soporifere. Perciò Silvia prese a rivolgersi ora a Dio Padre, ora a Gesù, in modo diretto. Così si mise a chiedere loro se fosse Silvia o Chiara che si consacrava: era la figlia Lubich, nata a Trento il 22 gennaio 1920, di Luigi e Luigia, oppure era Chiara, la terziaria francescana che aveva preso il nome della discepola prediletta del poverello di Assisi, quella che voleva "solo Dio" e niente meno che lui? Pensò dapprima che fosse Chiara, cioè la creatura che il Padre aveva plasmato e chiamato a seguirlo in tutto e per tutto; ma nello stesso tempo non poteva negare che in quel «datti tutta a me» c'erano sia Chiara che Silvia, perché lei non si donava a Dio solo come figlia spirituale del suo amore, ma come donna in carne e ossa, innamoratasi perdutamente del Figlio suo."
- Ottieni link
- X
- Altre app
Commenti
Che bello.. anche io come lei andavo a prendere il latte nella stalla con il pentolino..pensate che avevo 4 anni ( 1958) e neanche facevo capricci, anzi ero contento di dare un aiuto a mia madre..chissà perché Gesù o Maria non mi hanno mai parlato..e si che andavo TUTTI i giorni a prendere il latte 2 litri..CIAO GIANNI
RispondiEliminaScusa..sembra la descrizione dell' annunciazione..manca solo l'arcangelo poi ci siamo..e pensare che sante ben più grandi hanno subito detto di non esserne degne..persino Maria...ma NON lei..lei no
RispondiEliminaIn tutte tutte le apparizioni della Madonna tutti descrivono la voce di Maria ( persino un tdg alle 3 fontane a Roma) come melodiosa e soave..appunto..non si riesce a capire se parla con un uomo o una donna..altro che voce soave
RispondiElimina