The Impossible World

" The Impossible World" -  ©   The M.C. Escher Company

Premessa


Change


Chi ben comincia
è a metà dell'Opera ; )
Anonimo


By F.M


Ho bisogno di un testo di don Cesare Sommariva che ben racchiude il mio pensiero, l'intento, l'intrinseco motivo per cui ho deciso di scrivere e aprire questo blog, proprio perchè ben descrive cosa penso circa un cristianesimo sano, libero e costruttivo, ossia l'esatto contrario che tanti di noi, ahimè, hanno vissuto in seno al movimento dei focolari.

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Testamento spirituale 
di don Cesare Sommariva

"A conclusione di tutto, possiamo porre le tre leggi dell'umano educatore:
 
1.Non aver paura   2.Non far paura.   3.Liberare dalla paura.

Dicesi umano educatore colui che sa stabilire una relazione tra umani, senza paura, senza far paura, liberando dalla paura. II contenuto della relazione non conta. Quello che conta é una relazione nuova, in cui non ci sia nulla che possa avere a che fare con la paura. 

In un mondo in cui i poveri sono oppressi, i prepotenti trionfano, i miti sono disprezzati, occorre realizzare relazioni pulite e dolci, non sporche di premi, castighi, obblighi, non seduttive né sdolcinate, ma relazioni in cui ci siano nuovi incontri, nuovi riti, nuovi ritmi.  

Per questo noi non saremo mai istituzione, perché ogni istituzione chiede i suoi servi, include ed esclude, e per far questo usa ii premio e ii castigo e il sapere. Tutte cause che provocano la paura di non essere premiato, di essere castigato, di non sapere.  

Noi non costruiremo una organizzazione, noi siamo e saremo solo un investimento di desideri di liberazione dalla paura. II costo di tutto ciò è il pensare, lavorare, muoversi da minoranza, con tutto quello che significa di impotenza e di libertà.

Di noi non deve rimanere nulla al di fuori di aver avuto un tempo e per un tempo aver camminato assieme ricercando libertà e liberazione. Questo é un patto fra uomini e donne che si riuniscono per dignità e non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo. 

Nessuno educa nessuno. Gli uomini si educano fra loro nella costruzione di un mondo di libertà. Questo é il punto a cui siamo arrivati e lo abbiamo scritto per averlo ben chiaro nel cuore e nella testa."

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Non ho più nessun tipo di contatto col mondo focolarino, da anni ormai. Le posizioni cui sono giunto, la speculazione, la ricerca che mi hanno portato alla scelta di prendere le dovute distanze, sono intrinsecamente incompatibili con le posizioni di chi invece persevera su questa strada. Mi giovo quindi di un punto di osservazione da cui contemplare le mie scelte passate, il movimento, Chiara stessa. È una prospettiva che non esclude la critica e che mi consente di chiamare le cose col loro nome o almeno provarci. 

Per i focolarini ero diventato ingestibile; i miei dubbi, le mie perplessità, la mia fede che iniziava a vacillare, erano diventati scomodi per loro, e come in una malattia autoimmune, mi sono sentito “rifiutare” dall’organismo cui facevo parteSono uscito da quella che ritenevo ormai essere diventata una grotta angusta dove vedevo solo ombre proiettate sul muro, per provare a vedere la sorgente della luce e scoprire il mondo con i miei occhi. E quando uno trova le risorse per compiere questo passo, non c'è poi più nulla che ti richiami indietro. Forse solo il cuore di sapere che tanti amici sono rimasti “dentro”, prigionieri delle ombre. La storia del mito finisce però in maniera tragica. Chi ritorna indietro per amore degli amici, viene da questi ucciso, perché questi ultimi non sono stati capaci di affrontare la nuova realtà e la nuova condizione di chi prima era uno di loro. Preferiscono tenersi quindi le ombre e far fuori l’amico. Interessante no? 

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Più ci rifletto e più mi convinco che i problemi strutturali del movimento dei focolari siano sorti sin dall’inizio e abbiano radice in Chiara (vedi qui). Che poi nei primi tempi questo tipo di problemi fossero sottotraccia e non fossero ancora espliciti, questo sì è probabile e plausibile. Certamente prevalse l’entusiasmo, la giovinezza, l’ardore e la novità, ma tracce del pensiero di Chiara su “come” vivere l’unità sono presenti sin nei primi scritti del ’46. E in quegli appunti Chiara traccia molto bene il suo pensiero: il perdere e rinunciare alla propria personalità e individualità è già allora un invito esplicito, una conditio sine qua non affinché si possa sperimentare la presenza di dio fra le anime e si possa vivere un’esperienza di unità. La stortura ha quindi radici storiche profonde. Nell’estate del ’49 questo invito poi si è articolato complicandosi esponenzialmente proprio perché Chiara, forte dei suoi deliri mistici, si pose come mediatrice della presenza di dio fra le anime. Non devo dire io che questa deriva non è attinente al vangelo e negli anni ha contribuito allo sfacelo del movimento. (vedi post)

Una volta poi che il movimento si è istituzionalizzato è diventato problematico perché paradigma storto di un’esperienza spirituale divenuta per tanti e tante manipolativa, abusante e fonte di sofferenze. Bisognerebbe aprire gli archivi di Chiara e permettere ad un team di esperti, al di fuori del movimento quindi e al di sopra delle parti, di poter studiarne il pensiero, la storia, la sua evoluzione, gli eventuali sbagli, i punti non conformi all’ortodossia e al vangelo ecc…

Al livello della Chiesa invece sarebbe auspicabile il ripensare a tutto l’impianto dei “carismi” e ancor più il ruolo dei “fondatori” che andrebbero molto ridimensionati. Queste due realtà andrebbero separate e se proprio non possiamo fare a meno dei carismi, perché il vangelo proprio non ci basta, beh allora questi ultimi dovrebbero essere liberati dalla morsa dei fondatori, esattamente come si fa con la musica. Bisognerebbe quindi liberare il carisma dell’unità dalla morsa della Lubich e permettere che quello spartito, ripulito a dovere da incrostazioni e svarioni, venga suonato ancora con la sensibilità e con i talenti che si hanno oggi. E bisognerebbe osare oltre e permettere che sorga nuova musica, nuovi spartiti. Ci sarebbe tanto bisogno di compositori, piuttosto che solo di buoni esecutori. Ma il movimento dei focolari ha piuttosto paura di questo ahimè.

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La famiglia si allarga e dopo i primi mesi di vita del Carapace, ho coinvolto alcuni amici/che vogliono far parte dell'avventura, proporre i loro contenuti e partecipare alla redazione di questo blog, che non sarà più l'espressione di una sola voce. Pubblicheremo quelli che secondo noi sono stati gli errori di Chiara, di chi l’ha mal consigliata e della Chiesa che avrebbe dovuto vigilare e non l'ha fatto. Si tratta di spunti di riflessione, non abbiamo la pretesa di essere esaustivi e nemmeno crediamo di avere la verità in tasca. Queste sono le nostre considerazioni, frutto delle nostre esperienze e del vissuto all’interno del movimento dei focolari. 

Immaginiamo che per tanti non sarà semplice trovarsi d’accordo con i contenuti che seguono. Per chi avesse argomenti contrari, basta ribadire punto per punto con la pace e serenità degli angeli. Non accetteremo prese di posizione talebane e discorsi fuorvianti tipo “eh ma non si può far di tutta un’erba un fascio”. Ancor meno tollereremo chi la butta in caciara, come si dice a Roma. Insomma ci auspichiamo un dialogo tra adulti. Chi non é in grado di affrontare un contraddittorio per favore astenersi. 

L’autoreferenzialità di cui la chiesa é da secoli malata cronica e da cui il movimento non è certo esente, é la causa prima di una crisi che mai nella storia era stata affrontata con proporzioni e sofferenze tali. Lo stesso co-presidente Jesus Moran afferma:

"La più grave accusa che può essere mossa a chi abbia abbracciato il carisma dell’unità: l’autoreferenzialità. Infatti, che si possa arrivare a dire di noi che siamo autorefenziali è una contraddizione in termini, poiché unità significa proprio il contrario". *

Spiega benissimo perché é la nemesi del movimento dei focolari che in nemmeno due generazioni ha sperperato un patrimonio umano e spirituale di cui prima o poi dovrà rendere conto davanti a dio e agli uomini.


Photo by
Nataliya Vaitkevich



Commenti

  1. Carissimo amico, sono un interno da ... più di 40 anni, non ti ho "ucciso" e non ti ucciderei mai. Le tue riflessioni critiche sono anche mie, non nel senso che le condivida, anche se in parte può essere, ma piuttosto in quanto mi sento, con te, parte di un tutto, nel quale, pur con ruoli e responsabilità differenti, ognuno ha avuto un ruolo liberamente esercitato. Anche tenendo conto delle normali pressioni che gli uomini e le donne svolgono l'uno sull'altro. Perciò, se e quando vorrai, sappi che la mia porta, di casa e dell'anima, per te sarà sempre aperta.

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    1. Guarda non potevi farmi regalo più grande con questo tuo commento. Prossimamente scriverò un post sul meta-linguaggio dei focolarini, zeppo di doppi legami (se ti va leggiti il post che ho scritto su questo tema ti ci rispecchierai in pieno). Queste tue parole sono un esempio eccezionale di questo linguaggio intortato, che prova a dire tutto ma dice niente, sopratutto incomprensibile a tre centimetri fuori dal tuo focolare. Per cui ti userò come esempio madre.
      Provo a spiegarti il perché anche se temo che dopo oltre 40 anni in quell'ambiente ti risulterà difficile capirmi. Iniziamo.
      1) Mi chiami "carissimo amico" e manco so chi sei.
      2) Le mie riflessioni critiche sono anche tue, ma non le condividi o forse sì... lo sai solo tu.
      3) Ti senti con me parte di un tutto?
      Eh? cosa significa? Di certo non mi sento e non voglio fare parte di quel qualcosa di cui fai parte tu, mi sembra lapalissiano.
      4) Ruolo liberamente esercitato?
      Permettimi di dissentire. All'interno del movimento dei focolari la libertà é merce davvero rara. Io ho capito cosa fosse quel secondo dopo che ho deciso di prenderne le distanze.
      5) Le normali pressioni che gli uomini e donne svolgono l'uno sull'altro.
      Immagino volessi dire "esercitano". Ma in un contesto settario come quello che vivi tu di normale c'é ben poco, ma sopratutto le pressioni cui ti riferisci sono frutto dell'impianto matriarcale geriatrico del movimento e non sono "normali" piuttosto malate e pericolose.
      6) La porta di casa e dell'anima la tiene aperta per me?
      Ti ringrazio per la generosità ma se poi manco ti firmi, puoi capire bene che le tue parole stanno a zero. Tutte buone intenzioni, ma ahimè tali resteranno.

      Credimi, mi dispiace cercare di farti capire l'ovvio. Rispondere a questo tuo commento é per me come sparare sulla croce rossa. Me l'hai davvero servita su un piatto d'argento.
      Da come scrivi ho un nutrito sospetto di sapere chi sei; riconosco lo stile. T.M.? Chissà...
      Buona giornata

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  2. Poco tempo fa una focolarina mi ha detto: noi preghiamo per te, grazie, male non mi farà, noi preghiamo per te perché tu capisca!!! Ma il buon vecchio noi abbiamo ragione e tu hai torto che fine ha fatto??? Ma

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