Il culto di Chiara Lubich: origini e responsabilità

La dea madre

"La madre è la prima patria dell’uomo;
e come ogni patria, può essere rifugio o prigione."

Carl Gustav Jung

Pubblicato su Adista (vedi link) By Francesco Murru


Il filosofo Michel Onfray (1) nel suo “Trattato di ateologia” ci invita a riflettere: "I credenti inventano la loro creatura, poi gli tributano un culto: è il principio stesso dell'alienazione.“ Questa verità è per noi ancor più valida oggi,11 agosto, festa di Santa Chiara. Sarebbe la ricorrenza di santa Chiara d’Assisi ma non sveliamo nessun segreto se affermiamo che nel mondo focolarino in realtà si è sempre festeggiata e si venera tutt’oggi Chiara Lubich. Padre Fabio Ciardi già nel 1987, con Chiara ancora in vita quindi, si lasciava andare incautamente a queste considerazioni:


“Chiara Lubich e Chiara d'Assisi, due donne sante che si guardano l'un l'altra: il carisma dell'una si rispecchia in quello dell'altra e si illuminano a vicenda.”


I focolarini la considerano "la madre del corpo mistico di Cristo", capace in vita di attuare, solo con la sua presenza, la promessa evangelica del "dove due o più..." (Mt 18,20). Lo afferma, senza smentire, pure il copresidente in carica del movimento dei focolari Jésus Morán, riportando un pensiero di Palmira Frizzera, una delle prime compagne della Lubich:


“...(Palmira Frizzera) ha affermato che la dimensione carismatica che rendeva presente nella singola persona di Chiara la realtà del «dove due o più sono uniti nel mio nome» (cf. Mt 18, 20) e che lei esprimeva con la sua semplice presenza, che creava, da sola, un’atmosfera di unità straordinaria, non c’è più. Ragione per cui, adesso, tutto passa, necessariamente, attraverso il contributo di ciascuno di noi e quindi attraverso anche la nostra psicologia umana, la nostra corporeità, ecc. E come in Chiara, pur nella storicità della sua persona, era efficace una particolare presenza del Risorto, allo stesso modo, dopo di lei, deve essere efficace «tra noi» la presenza di Gesù in mezzo.” (2)


Quindi in realtà Il principio evangelico del “dove due o più” con Chiara Lubich salta e basta solo lei, la sua presenza. Ma le esagerazioni in questa storia si sprecano: tra i focolarini c'è chi si è spinto persino a riscrivere l'Ave Maria: 


"Rallegratevi Maria e Chiara, piene di grazia, il Signore è con voi. Siete benedette fra tutte le donne e Gesù, il frutto del tuo seno, Maria, Gesù in mezzo, il frutto del tuo carisma, Chiara, è benedetto. Santa Maria, madre di Dio, santa Chiara, madre dell’unità, fate che Gesù sia sempre in mezzo a noi e pregate per noi, restate con noi, aiutateci ora e nell’ora della nostra morte. Amen”. (3)



Ma come è nato questo culto, chi ne è responsabile, chi lo ha alimentato, come mai nessuno si è mai opposto? La Chiesa cattolica non ha nulla da obiettare? Proviamo a scoprirlo assieme. 

Origini del culto lubichiano: Giordani e sua madre

Nell’inchiesta dedicata alla figura di Igino Giordani (4) sono state appurate, con l'ausilio delle ricerche di Di Nicola e Danese (5), le serie responsabilità dell’allora deputato della Democrazia Cristiana: Giordani in modo seriale, prima con Madre Oliva Bonaldo, fondatrice delle «Figlie della Chiesa» e poi con Chiara Lubich, fondatrice dei focolarini, si fece trasportare in una discutibile dinamica spirituale fatta di mutua manipolazione, di rimandi e transfers che affondano le radici nelle sue fragilità ma soprattutto nella sua infanzia, nel rapporto con sua madre. Così la descrive nel diario del 1941: 


«Non trovo in che differisse da una suora, al momento che tutta la giornata, e parte della notte, tutte le azioni le compiva in vista di Dio, in unione con Dio, immersa nella propria umiltà come in un'atmosfera di disponibilità divina. Lavorava senza mai lagnarsi, ed era un lavoro senza pause. Non sapeva né leggere né scrivere, quindi la sua interiorità era fatta solo di meditazione e di preghiera» ...  «Io non posso pensare a mia madre senza risalire al pensiero della madre di Cristo...» (6)


Questo accostare la figura materna a quella della Madonna è essenziale per capire meglio il rapporto che Igino Giordani ebbe prima con suor Madre Oliva Bonaldo e successivamente con Chiara Lubich. 



L’epigrafe sulla tomba della suora, ad esempio, reca  l'appellativo "madre del corpo mistico" e il versetto "Ut omnes unun sint" preso dal vangelo di Giovanni, lo stesso poi adottato dalla Lubich.



Sono due indizi che dimostrano l’estrema somiglianza tra le due figure carismatiche che con molta probabilità è dovuta all’influenza di Giordani, principale responsabile di questa narrazione. 

“Madre del corpo Mistico”

Il culto di Chiara Lubich si basa proprio nella credenza di ritenere anche lei, come Madre Oliva Bonaldo, "madre del Corpo mistico", una vicaria della Madonna, se non la Madonna stessa che riporta Gesù, sia pure in forma mistica, alla gente. Questi dettagli della storia di Igino Giordani emersi dall’inchiesta di Di Nicola e Danese rivelano come sia stato lui l’iniziatore del culto della Trentina. Nell'articolo «La vergine e l'Agnello svenato» (7) Giordani presenta una sequenza di donne dell'antico testamento - viste come «prefigurazioni» «ricordanze vive di Maria e suoi riflessi», per introdurre la figura di santa Caterina, considerata la «vicaria di Maria» e anche «la più grande donna dell'umanità». Proprio questo attributo "vicaria di Maria" sarà poi proiettato dal Giordani anche sulla Lubich, e questa credenza, diffusa tra le fila degli adepti del movimento dei focolari, è sempre stata un patrimonio condiviso, zoccolo duro del culto della personalità della trentina. A suggellare questa affermazione basterebbe come esempio questo componimento del Giordani dedicato alla Lubich:


«Chiara: ed il cuore ci sobbalza in seno. Chiara: ed il cielo tutto ride lieto. Dietro il tuo nome, ratto arcobaleno s'incurva a terra, ardendo, il Paracleto, O giovinetta, che al Signor le porte, disserti lieve con le dita bianche di terra ecco ci levi membra morte E ci ravvivi creature stanche. Spersa la colpa, dona ai cuori un volo, li trai con forza ad unità con Dio, quel Dio che vive, tuo ideale, solo. Tu ci rilevi col divino afflato, tu persa al mondo per totale oblio, tu sposa avvinta a un Dio abbandonato. Tu sposa al Cristo in croce Abbandonato superi i solchi delle ree fratture, vergine guida, mentre il delicato tuo tratto rende le anime più pure. Tu copia di Maria figli ricrei, li fai Gesù per ridonarli al Padre fusi in un corpo mistico ove sei maestra giovinetta, vergin madre. Noi quanti t'incontrammo in te, la via trovammo per raggiungere il Signore, te, figlia nata da Gesù e Maria. Clarificati da quel tuo sorriso, godiamo persi in te il divino Amore, o porta spalancata al Paradiso» (8)


“Copia di Maria” che come lei crea dei Gesù, ovvero rende Gesù coloro che la seguono e li “ridona” al Padre. La comunità dei Focolari è quindi in lei un “corpo mistico”, termine che dovrebbe riguardare la totalità della Chiesa (quindi i focolarini sono una Chiesa nella Chiesa?). “Persi in te”: la beatitudine dovrebbe essere perdersi in Dio, non in Chiara. “Porta spalancata al Paradiso”: Chiara si fa tramite, medium, “Porta del cielo”, “Ianua coeli”, una delle litanie della Madonna. (9)


La narrazione di Chiara Lubich come “Madre del Corpo Mistico di Gesù” risale all’estate del 1949, quando la Lubich ebbe delle visioni mistiche, per taluni invece dei deliri dovuti a condizioni psicofisiche debilitate, in cui credette di capire e intuire i misteri di Dio, della Trinità, del paradiso, della Madonna ecc… Queste visioni comunicate in forma di corrispondenza anche con l’onorevole Igino Giordani, divennero un corpus di scritti e appunti meglio noti come “Paradisi del ‘49” (10). Ancora ad oggi, dopo oltre settant’anni, non esiste una versione ufficiale di quegli scritti e i focolarini si rifiutano di renderla pubblica e fruibile (11). Ma tutta la proposta spirituale focolarina si basa su quelle visioni e la struttura stessa del movimento, gli statuti, i ruoli di responsabilità ecc… hanno la loro ragion d’essere proprio in quelle pagine. 


Jung e l’archetipo della “Madre”

Nel profondo dell’inconscio collettivo, diceva Carl Gustav Jung, abita un’immagine primordiale: l’archetipo della Madre. Non è solo la madre biologica, ma un simbolo universale di accoglienza, nutrimento, protezione ma anche di potere, controllo, fusione. La “Grande Madre” è ambivalente: può essere fonte di vita e calore, ma anche avvolgente fino al soffocamento. Questo archetipo plasma la nostra psiche, le nostre relazioni, e perfino il nostro modo di vivere la fede. 


La Madre archetipica è quindi uno dei simboli più potenti e ambivalenti dell’inconscio collettivo. Non coincide con la madre reale, ma rappresenta un insieme di qualità simboliche profondamente radicate nella psiche umana:


  • Aspetto positivo: la Madre come nutrimento, cura, accoglienza, rifugio, amore incondizionato. È la sorgente della vita, la terra fertile, la Madonna, la madre che consola e protegge.

  • Aspetto negativo (ombra): la Madre che trattiene, controlla, soffoca, ingloba. È colei che, invece di far crescere, infantilizza. È la strega, la madre possessiva, la madre divorante.

La “Grande Madre” è quindi duplice: può guarire e generare, ma anche manipolare e imprigionare. Jung sottolinea che più un archetipo è potente, più il suo lato ombra è pericoloso se non viene riconosciuto e integrato. Quando una figura di leadership spirituale viene inconsciamente o consapevolmente identificata con l’archetipo della Madre, può accadere qualcosa di molto pericoloso: il gruppo o i seguaci iniziano a vivere quella persona non come un essere umano, ma come una figura totalizzante. In questo processo:


  • L’amore si trasforma in devozione cieca.


  • Il rispetto diventa idolatria.


  • La fiducia si converte in dipendenza affettiva.


In una comunità religiosa, il leader e ancor più, per ovvi motivi la leader, può incarnare la “madre buona” che accoglie tutti i figli, li protegge, li guida... ma anche la “madre ombra” che li domina, li infantilizza, li sorveglia, li tiene uniti a sé attraverso il senso di colpa, la paura, l’ostracismo o la seduzione affettiva.

La “madre” dei focolarini

Nel Movimento dei Focolari, Chiara Lubich è stata descritta, vissuta e celebrata in termini fortemente materni. (12) Viene spesso accostata alla Madonna, al punto che sembra esserci una sovrapposizione affettiva e simbolica tra Maria e Chiara. Questa retorica va oltre il simbolico: genera un clima emotivo e irrazionale dove la figura di Chiara diventa intoccabile, sacra, irrinunciabile. E qui emerge il rischio: un culto della personalità indiscusso, dove ogni critica diventa un tradimento, ogni distacco un’eresia, ogni dubbio una mancanza di amore filiale. Se una madre archetipica "sana" accompagna alla libertà, quella "tossica" crea un rapporto fusionale, dipendente, regressivo. Ecco perché, in chiave junghiana, una leadership che si presenta come “madre” ma non lascia spazio alla differenziazione dell’individuo, può facilmente scivolare in una forma spirituale di abuso. Ed è esattamente quanto è successo nel movimento dei focolari. Un esempio? La Lubich si esprimeva così in una lettera del 23 novembre 1950: 


“L'unità è quindi unità e una sola anima deve vivere: la mia, cioè quella di Gesù in mezzo a noi, che è in me”. 


Quando “l’archetipo della Madre” viene proiettato su un leader carismatico o peggio ancora su una leader donna, specialmente in contesti religiosi, il pericolo è che si crei una dipendenza affettiva e spirituale difficile da riconoscere e da rompere.
"Quando i genitori, e in questo caso i genitori spirituali, compiono il loro ruolo, sono di fatto i primi rappresentanti della paternità divina da cui tutto trae origine. Ma non appena agiscono da filtro, ecco che inizia l'idolatria. La loro colpa è di mettere al posto di Dio un intermediario che impedisce la crescita nella libertà, per realizzare il vero incontro. Ecco perché il quarto comandamento di Dio non richiede di amare i nostri genitori carnali o spirituali, ma semplicemente di onorarli. Tanto è vero che se, per esempio, una madre volesse essere troppo esclusiva, diventerebbe immediatamente una madre abusiva e invadente.” (13)

Le canzoni dedicate alla “mamma”

Se Giordani è da considerarsi l’iniziatore del culto della Lubich, poi nel tempo altri hanno raccolto il suo testimone e ci hanno messo ciascuno del suo, portando al parossismo un’esagerazione già imbarazzante abbastanza. Emblematici sono i testi di alcune canzoni dedicate a Chiara Lubich che non lasciano alcun dubbio su quanto stiamo cercando di spiegare, eccone una proprio in tema dal titolo “La madre” (14)



“Dagli abissi del suo cielo la Parola è scesa fra di noi e portava dentro sé l'ansia di unirci al Padre. Il suo corpo ci ha donato come cibo per l'eternità e su tutti noi mandò lo Spirito d'amore. E una Madre ci lasciò che custodisse in noi tutta la sua verità.


(ritornello) La Madre che ci aspetta sai chi è, la casa sua che accoglie sai dov'è: dove l'amore è vero, dove l'amore è vita fra noi. La Madre che ci aspetta sai chi è, la casa sua che accoglie sai dov'è: dove l'amore è vero, dove l'amore è vita fra noi.


Quella madre ci conduce alla fonte della verità, là dove ci sazierà col cibo che non muore. È una Madre che ci svela il mistero della Trinità, là dove ogni cosa è canto di vita e amore. Lei, segno dell'unità, segno di santità, cuore dell'umanità. (ritornello)


Rivestita di Parola, una Luce nella Chiesa c'è che nel mondo irradia già la nuova primavera. È un riflesso della Madre che ora vive nell'umanità e degli uomini farà una famiglia sola. È luce dell'unità, fiamma di carità, armonia di Dio fra di noi. (ritornello) 


L’autore di questo delirio è Valerio Ciprì meglio conosciuto come Lode (nome omen), storico responsabile del complesso musicale del GenRosso, organo di propaganda dei focolarini. A suo tempo ebbi modo di conoscerlo: stavo dirigendo un coro durante le prove di una imminente manifestazione focolarina in occasione della visita della cara leader. Lode volle riprendermi ordinandomi di togliere il cappellino da baseball che indossavo quella sera mentre dirigevo. Era il suo modo garrulo per affermare la sua autorità, per marcare il territorio, per ribadire chi avesse il comando (che evidentemente gli piaceva moltissimo). Compresi bene perché allora si diceva che il GenRosso avrebbe voluto rendere "Lode" a Dio: era un gioco di parole simpatico per sottolineare quanto fosse amato e stimato dai suoi sottoposti. 


Ecco, a gran richiesta, un’altra canzone, “Paradiso, Paradiso”, anche questa probabilmente dello stesso personaggio. Si commenta da sé.



“Se possiamo vivere così con Gesù in mezzo a noi lo dobbiamo a te; 

se ora crediamo nel Suo amore, se amiamo il dolore lo dobbiamo a te. 

Se Sappiamo udire “quella voce”, se il cuore è in pace lo dobbiamo a te. 

E non ci basterà una sola vita, ci vorrà quella infinita per dire “grazie” a te. 


(Rit. x2) Paradiso, paradiso, paradiso tu ci fai provare: amore, amore, amore ci fai gridare. 


Per questo nei pensieri nostri ci sei tu, per questo noi non viviamo senza te. 


Se possiamo amare sempre più rivendo Maria, lo dobbiamo a te. Se troviamo Dio fra la gente ed in ogni "presente", lo dobbiamo a te. Se il futuro è nelle nostre mani, se sicuro è il domani, lo dobbiamo a te. E non ci basterà una sola vita, ci vorrà quella infinita per dire “grazie” a te. (Rit) x2”


“Tutte le cose belle sono tre!” come dicono i tedeschi e allora ecco la terza canzone, "Grazie" (purtroppo non abbiamo trovato un video): 


“Come dirti con le parole l'infinito che hai messo in noi, nelle tue mani la vita si trasforma. Come poter ridonarti quell'amore che tu ci dai, quel soffio col quale tu ci fai altri in te.


(ritornello) E vorremmo inventare per te un grazie che nessuno ha udito mai l'amore che tu ci dai nessuno al mondo ci ha dato mai. (x2)


Viviamo guardando l'ut omnes che è la fiamma del tuo amore, fiamma di Maria sulla terra. Vogliamo moltiplicarti per poter così portar nel mondo intero la luce che tu ci dai. (ritornello x2)

Entusiasmo parossistico

Vogliamo moltiplicarti per poter così portar nel mondo intero la luce che tu ci dai”. Sì, non si tratta di un refuso ma il testo recita proprio così: “moltiplicare” la cara leader nei suoi adepti acritici e infantili affinchè il suo verbo possa arrivare a tutti. In questa visione straidealizzata, Chiara Lubich diventa qualcosa di più di una semplice leader. Diventa un simbolo materno assoluto: amata, venerata, seguita. 


Emblematica è la scultura “Maria, Madre della Chiesa” di Benedetto Pietrogrande nella cappella del centro Mariapoli di Castelgandolfo che ritrae la madonna con le sembianze della trentina.


Su questa scultura ha scritto Père Pierre Vignon


"L'ideale di Chiara è stato concretizzato nel 1987 dal grande scultore Benedetto Pietrogrande (1928-2019) nella cappella del centro congressi di Castel Gandolfo nel gruppo Maria, Madre della Chiesa. La "Madre della Chiesa" ha le fattezze di Chiara Lubich e tutti sono ai suoi piedi. Si riconoscono i volti: Igino, Chiaretto, le prime Focolarine, senza dimenticare papa Giovanni Paolo II. Impossibile obiettare invocando la libertà creativa di un artista che, fondendo in bronzo il programma conferito da Chiara al suo movimento, lo ha fatto consapevolmente, mentre la "santa", ancora viva, ha accettato la scultura senza protestare. Si può pensare che non solo si sia lasciata idolatrare, ma che sia stata lei stessa a promuovere tale atteggiamento." (15)


Proprio in questo, l’archetipo junghiano ci aiuta a fare attenzione: quando l’immagine della “madre” diventa troppo potente, può generare dipendenza, regressione, annullamento di sé. Il bisogno di essere accuditi può trasformarsi in incapacità di pensare in modo critico o autonomo. Una madre matura accompagna alla libertà. È naturale e sano che una guida spirituale sia amata, ma è altrettanto importante chiedersi: quella relazione promuove crescita o infantilizza? Stimola l’autonomia o crea bisogno di approvazione? 


Chiara Lubich ha rappresentato per molti una figura materna. Ma forse oggi  – anche attraverso la lente di Jung – possiamo chiederci: quanto di quell’amore era liberante, e quanto invece rischiava di scivolare nella sacralizzazione di una persona? Quanta libertà c’era, e quanta fusione? Dove finisce la madre simbolica e inizia il bisogno di un’autorità rassicurante? 


Per decenni, Chiara Lubich è stata oggetto di una costruzione affettiva e simbolica sproporzionata, dove la sua figura ha smesso di essere quella di una fondatrice o una guida, per diventare la “madre perfetta”, la “sposa di Dio”, la “nuova Maria”. I canti a lei dedicati, come abbiamo visto, l’intera narrativa interna al movimento lo dimostrano senza possibilità di smentita. Si parla di lei come colei che “ci ha donato Gesù”, che ha detto il suo “sì” come Maria, che è “madre dell’umanità”. Sino al parossismo di considerarla incautamente “madre del corpo mistico”. Parole che, in qualsiasi altro contesto, sarebbero considerate eretiche o deliranti. Nei Focolari, invece, sono diventate liturgia parallela.

I responsabili

Il problema più grave, però, non è solo la creazione consapevole o meno del culto della Lubich. Il problema è chi, tra i focolarini e focolarine, sapeva benissimo che si stava scivolando nel fanatismo, nella fusione, nella sacralizzazione della persona e non ha detto niente, anzi vi ha contribuito attivamente. (16) Molti hanno continuato a incensarla, a costruirle attorno un’aura mistica, a proiettare su di lei l’archetipo della Madre divina, ignorando volutamente gli effetti collaterali e le derive settarie:


  • l’infantilizzazione del gruppo

  • la paura del dissenso

  • l’annullamento delle coscienze

  • la pressione emotiva verso la totale obbedienza 

Domande scomode

Perché l’hanno fatto? Per convenienza, status, paura di perdere potere e privilegi, comodità spirituale? Oppure perché era più facile stare sotto l’ala della “madre” piuttosto che crescere, pensare, prendere posizione o affrontare l’ostracismo che la Lubich sapeva dispensare in abbondanza? Lo rivela ingenuamente pure la sua segretaria storica Eli Folonari: "Ci metteva anche fuori dalla porta se non facevamo unità (ossia non le davamo retta e facevamo come voleva lei - n.d.r.)." (17)


Anche il noto economista focolarino Luigino Bruni si pone le stesse nostre domande: 


“... "ma perché non abbiamo detto quanto potevamo dire?", "come non mi sono accorto di alcune deformazioni?", quali l'atteggiamento infantile che il Movimento aveva nei confronti di Chiara: le corse folli dietro la sua macchina, vivere l'incontro con lei come un evento quasi sovrannaturale, trattarla come fosse aliena dai limiti degli altri esseri umani come fosse solo, sempre e tutta luce… La risposta che oggi mi do era il ruolo di incantesimo che svolgeva il suo candore, il distacco di Chiara da se stessa, e la sua convinzione, che era anche nostra, che anche il 'culto' della sua persona era un mezzo per dare gloria a Dio e per la diffusione del Vangelo. Potevamo fare diversamente e di più, non è stato così, ma oggi abbiamo il dovere di mettere parole su quanto abbiamo vissuto. ...Non bisogna negarlo né nasconderlo, riparare, e imparare da tutto, anche dalle critiche dure.” (18)

 


A Bruni va riconosciuto comunque il coraggio di questa tardiva presa di coscienza che i suoi colleghi Zanzucchi, Baggio, Coda, Ciardi… giusto per citarne alcuni, non pare abbiano ancora avuto. Questo post è dedicato a loro, a chi ha visto, ha capito, e ha taciuto o continua a farlo. Per chi ha lasciato che Chiara Lubich venisse trasformata in una madonna vivente. Per chi ha permesso che migliaia di persone vivessero nella dipendenza affettiva e spirituale, senza più potersi distinguere da lei, senza potersi liberare da una maternità che era diventata controllo, fusione, assimilazione.

Manipolazione?

Proprio in questi giorni, in un suo recente intervento su facebook, sempre Luigino Bruni (19), parlando della sequela e della leadership afferma: “...la leadership di chi illumina stando nel buio e non vede chi lo segue.... quella luce riesce ad illuminare fino al giorno in cui il 'profeta' resta nella gratuità, e non decide di usare quella luce per se stesso. ...questa la sola leadership buona che conosco - le altre sono tutte manipolazioni, più o meno in buona fede.” Alla fine ci è arrivato pure lui. 


Il concetto di madre archetipica di Jung ci aiuta quindi a capire come si è arrivati a questa manipolazione e chi ne è responsabile. Ci aiuta inoltre a “dissacrare” ciò che è stato costruito con incosciente entusiasmo e incenso prematuro. È tempo di uscire dalla culla e diventare adulti. È tempo di archiviare la favola della “madre santa”. Chiara Lubich era un essere umano e come tutti gli esseri umani, con i suoi tanti pregi ma anche difetti e probabilmente anche qualche fragilitá psichica; non deve essere idolatrata, ma accompagnata nella verità. Compito che sarebbe spettato in prima linea alla Chiesa Cattolica, che per convenienza ha chiuso tutti e due gli occhi. 

Peculiarità del culto lubichiano

La principale peculiarità del culto lubichiano, di cui ancora ben poco si è parlato, si esprimeva nel ruolo che ricopriva tra Dio e le anime, ponendosi come intermediaria, come “dogana spirituale” per arrivare a Dio. La nevrosi che i suoi primi e prime compagne, e tanti dopo a ruota hanno vissuto, consisteva proprio nel poter dire di “essere sentiti" da Chiara, nel poter essere sicuri di essere “uno” con lei. “Chiara mi sente” significava l’accesso al Paradiso. “Chiara non mi sente” era la certezza di ostracismo e inferno sulla terra. Inoltre solo questo timbro e “certificato di unità” permetteva di accedere al suo cerchio magico e poter ricoprire incarichi di responsabilità e approfittare di tutta una serie di privilegi e agii. Questo è il motivo intrinseco per cui tanti hanno omertosamente taciuto e si sono resi conniventi di un regime settario che, come abbiamo denunciato più volte, è stato sovente la causa di tante sofferenze e la ragione di abusi di ogni ordine e grado. 


Per cui, come anche ingenuamente ha ammesso Bruni, si è trattato di un “incantesimo” in cui sono cascati un po’ tutti, nel ritenere Chiara indispensabile epifania vivente di Dio, “conditio sine qua non” senza la quale era impossibile vivere l’unità e sentire Dio nella propria anima. Lo spiega benissimo il padre domenicano Ignace Berten in un articolo che troverete in nota per chi volesse approfondire:


“... C'è motivo di interrogarsi sul carattere difficilmente accettabile per la fede di alcune espressioni di Chiara Lubich. Le conseguenze di questa spiritualità sul funzionamento pratico del movimento dei Focolari e delle diverse comunità del movimento possono essere considerevoli e molto inquietanti per le persone: l'identificazione diretta del pensiero di Chiara Lubich con la volontà di Dio e la sua auto-istituzione come unica mediazione del rapporto con Dio santificano una forma di obbedienza a tutti i livelli, in cui viene abolita la possibilità di discernimento personale: la rinuncia alla propria personalità viene promossa come virtù. Ciò apre alla manipolazione spirituale, alla negazione della libertà e della responsabilità personale. E tramite ciò apre a certe derive tipicamente settarie. Le testimonianze dei membri dei Focolari che hanno lasciato il movimento mostrano che questo ascendente sulla persona e la sua coscienza ha avuto effetti psicologicamente distruttivi. Non sostengo che Chiara Lubich fosse cosciente delle conseguenze istituzionali della sua spiritualità personale. Ma credo che nell'indicarla come modello da imitare, tramite la beatificazione, si mascherino questi effetti oggettivi e le caratteristiche più oscure di questa spiritualità.” (20)


La posizione della Chiesa Cattolica

Chiara Lubich è morta quasi novantenne nel 2008. Tutta la sua vita ha regnato indiscussa il suo movimento appiattendolo esclusivamente sulla sua figura carismatica di guida, maestra, madre, presidente, rosa mistica, alfa e omega, vicaria della madonna, madre del "corpo mistico" ecc… Questa decisione e l’apporto nefasto di chi l’ha mal consigliata sono stati la nemesi dei focolarini che ora vivono una stagione di decadenza e mancanza di senso. 


Ad oggi un regno così assoluto e privo di critiche sarebbe impossibile visto che la Chiesa Cattolica, memore e spaventata dalla piaga degli abusi, è corsa ai ripari e col Decreto B0375 (21) promulgato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita del 11 giugno 2021 ha introdotto un limite temporale per i mandati degli organi di governo e dei loro membri, fondatori inclusi, delle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, ossia tutti quei movimenti e comunità nati a ridosso e dopo il concilio Vaticano secondo, come Il Movimento dei Focolari, i Neocatecumenali, Nuovi Orizzonti ecc... Questo perché:


"... non di rado la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi." (22)


Si dispone così l'introduzione di una durata massima di cinque anni (23) per ciascun mandato all'interno dell'organo centrale di governo delle associazioni e movimenti. I fondatori potranno essere dispensati dai limiti temporali imposti per decreto, previa specifica indicazione del Dicastero. Cioè la Chiesa riprende il controllo e decide se un fondatore è ancora necessario o se ne può allegramente fare a meno. Il gesuita Ulrich Rodhe, decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana, autore di un commento sul decreto (24), afferma che:


"...gli organi di governo nelle associazioni di fedeli finora non sono stati oggetto di molte norme canoniche" e "...godevano di un alto livello di libertà – forse troppo alto –, per quanto riguarda il modo di conferire gli incarichi e la durata massima dei mandati".


Insomma a quanto pare aveva ragione mio padre: “Il gioco è bello quando dura poco!”. Purtroppo in questo “gioco” tanti di noi si sono fatti male.

Epilogo

Ma alla riprova dei fatti ora ci si chiede quali siano stati e siano i frutti di questo culto. Ne è valsa la pena? Con un testo salomonico approvato da Papa Francesco il 28 agosto del 2024, si riconosce la bontà dei frutti spirituali legati all’esperienza di Medjugorje, autorizzando i fedeli ad aderirvi (pur furbescamente non entrando nel merito delle apparizioni) – secondo quanto stabilito dalle nuove Norme per discernere questi fenomeni – in quanto “si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi”. (25) Il Vaticano fa quindi intendere di chiudere un occhio se il gioco vale la candela, ossia se ci sono frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi. Quindi allora, alla luce quindi di questa presa di posizione della Chiesa Cattolica (o non tale per alcuni) quali sarebbero i frutti positivi legati al culto di Chiara Lubich? Io personalmente ho perso la fede, che essendo un dono non sono capace di darmela da me. E so di non essere il solo. Evidentemente per la Chiesa questo non rientra negli "effetti negativi o rischiosi” altrimenti avrebbero dovuto correre ai ripari. Ce ne faremo una ragione.


Terminiamo in allegria, con una canzone: "Verrà, verrà" (26). L'ennesimo componimento per adulare Chiara Lubich (dirige e presenta Lode). Vi invito a guardare il video perché come sempre le immagini valgono più di mille parole.



(Rit.) Verrà, verrà quel giorno verrà che il mondo si risveglierà in un canto d'amore. 

Verrà, verrà quel giorno verrà che il cielo si vede spuntare coi raggi del sole.


C'era una coltre di nebbia su tutta la terra, si udiva dovunque nell'aria un fragore di mare. Ma mentre con i tuoni scendeva una pioggia di morte sulle città un cuore coglieva una luce dall'eternità per l'umanità. (Rit.)


Passano gli anni e passano tante stagioni, un fuoco divampa in terre vicine e lontane. Su strade invisibili avanza un'onda di vera felicità, disegna una scia di luce che ricopre ormai l'umanità.


(Rit.) Verrà, verrà quel giorno verrà che il mondo si risveglierà inondato d'amore. 

Verrà, verrà quel giorno verrà che il cielo si vede spuntare coi raggi del sole.


Siamo nel 2001, Chiara fa visita a Loppiano, cittadella del movimento dei focolari in Toscana. Qua hanno sede le scuole di formazione per ogni tipo di adepti dei focolarini. La canzone è cantata dal coro dei consacrati e dalle consacrate in focolare, la stessa vocazione della Lubich. Qua si direbbe che i frutti siano tanti, peccato che tantissimi di quel coro abbiano lasciato il focolare e dopo venti anni quasi, le scuole di formazione abbiano praticamente chiuso i battenti per mancanza di nuove vocazioni. Che sia stato quindi un “fuoco di paglia”? Il colmo per i focolarini. Dove sarebbe questa “scia di luce che ricopre ormai l'umanità”?


Il culto di Chiara Lubich non è limitato solo ai suoi adepti, ma ha coinvolto e coinvolge tutta la Chiesa. Lei stessa, in uno dei suoi slanci di entusiasmo, una volta affermò "...un giorno la Chiesa si sveglierà focolarina". Aiutiamoci allora insieme a "svegliarci" da questo incubo: è il senso di questa indagine e attendiamo fiduciosi una risposta dalla Chiesa gerarchica a tutti i dubbi e perplessità sollevati. La sfida dei focolarini oggi sarebbe proprio quella di ricalibrare la loro devozione per non esserne schiacciati e avere ancora una possibilità concreta di contribuire in maniera proficua alla vita della Chiesa e della società. Ne saranno capaci? ------

1 Michel Onfray - Trattato di ateologia (Traité d'athéologie) 2005, pag, 125 dell'edizione italiana 2 Jésus Morán - Fedeltà dinamica - Città Nuova editrice 3 Da un documento interno del Movimento dei focolari consegnato in Vaticano per il processo di beatificazione di Chiara Lubich. Autore Michel Vandeleene, stretto collaboratore di Chiara Lubich e suo "ghostwriter (1957-2022), focolarino consacrato. (ved link) - Questo testo esiste anche in forma di video (vedi link) 4 "Igino Giordani - una rilettura dei 'primi tempi' focolarini - parte 4* sul blog "L'inciampo del Carapace" 12 gennaio 2025 (vedi link) 5 "Il Buio sconfitto - Cinque relazioni speciali tra eros e amicizia spirituale" - 2016 Effatà editrice - di Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola. 6 A pagina 173 da "Il Buio sconfitto - Cinque relazioni speciali tra eros e amicizia spirituale" - 2016 Effatà editrice - di Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola. 7 A pagina 174 da "Il Buio sconfitto - Cinque relazioni speciali tra eros e amicizia spirituale" - 2016 Effatà editrice - di Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola. 8 Dal sito ufficiale del Movimento dei focolari su Igino Giordani (vedi link) 9 Da un post su Facebook di Tany & Marfisa sulla santità di Chiara Lubich - 12 agosto 2024 (vedi link) 10 "Stairway to Heaven? - L'illusione del '49" - sul blog "L'inciampo del Carapace" 16 luglio 2024 (vedi link) 11 Qua si trova del materiale non ufficiale con cui farsi un'idea (vedi link) 12 "Il culto della personalità di Chiara Lubich" sul blog "L'inciampo del Carapace" 03 ottobre 2022 (vedi link) 13 Pére Vignon: Sacerdote e canonista francese, già giudice ecclesiastico delle province di Lione e Clermont-Ferrand. Dalla prefazione di Pére Vigno de "La setta divina. Il Movimento del Focolari fra misticismo, abusi e potere" - Ferruccio Pinotti - Piemme Edizioni 14 "La Madre" testo: Valerio Cipri detto Lode - musica: A. Mancuso - Gen Rosso (vedi link) "Paradiso, Paradiso" (vedi link) 15 Pére Vignon: Sacerdote e canonista francese, già giudice ecclesiastico delle province di Lione e Clermont-Ferrand. Dalla prefazione di Pére Vigno de "La setta divina. Il Movimento dei Focolari fra misticismo, abusi e potere" - Ferruccio Pinotti - Piemme Edizioni 16 "La Giostra" - sul blog "L'inciampo del Carapace" 26 giugno 2023 (vedi link) 17 Intervista ad Ell Folonari 2012 di Fabio Ciardi (vedi link) 18 Del Centro Studi interno focolarino "Scuola Abba", dove Chiara si avvaleva del sapere dei professori e teologi migliori e più esperti del suo Movimento. Luigino Bruni - "101 domande su Chiara Lubich" Pag 169-170 1ª Non ce ne voglia Luigino Bruni ma è l'unico tra i focolarini (le focolarine sono asserragliate nel fortino apache disposte a morire tutte piuttosto che criticare la cara leader) che si espone sui social e ci rende partecipi con i suoi articoli e posts della terapia che sta affrontando per guarire dalla Lubich. 20 Padre Ignace Berten (vedi link): membro dell'Ordine dei Domenicani della Chiesa cattolica romana dal 1958. Ha studiato filosofia e teologia cattolica romana a Le Sarte-Huy, Friburgo (Svizzera), Saulcheit-Étielles e Nimega. E stato ordinato sacerdote nel 1966. In qualità di docente universitario di teologia cattolica, Berten ha insegnato presso VEspaces Bruxelles a Bruxelles. Edward Schillebeeckx ha scritto la prefazione alla sua introduzione alla teologia di Wolfhart Pannenberg, tradotta dal francese al tedesco. In "Chiara Lubich non è modello da imitare" Tratto da: Adista Documenti n° 41 del 20/11/2021 (vedi link) 21 Decreto B0375 promulgato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita (vedi link) 22 Nota 9 delle note esplicative al Decreto B0375 (vedi link) 23 Viene fissato a dieci anni consecutivi, invece, il limite per l'esercizio di qualsiasi incarico in tale organo: per essere rieletti sarà necessario 'saltare' un turno. Con l'eccezione dei moderatori: chi lo è stato per almeno dieci anni, non potrà essere rieletto dopo un mandato di stop. Nella Nota esplicativa pubblicata dal Dicastero viene spiegato lo spirito dei cambiamenti, sostenendo che "l'esperienza ha mostrato che il ricambio generazionale degli organi di governo mediante la rotazione delle responsabilità direttive, apporta grandi benefici alla vitalità dell'associazione". 24 Ulrich Bedhe decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana, autore di un commento sul Decreto B0375 (vedi link) 25 Medjugorje, il nulla osta del Papa (vedi link) 26 Vedi link

Commenti