Calvario focolarino

Dragica Čepar (foto: Polona Avanzo) "Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce."  Lc 8, 16-18

L'offerta all'altare


"Il perdono è la fragranza 
che la violetta lascia 
sul calcagno che l'ha schiacciata."
Mark Twain


By F.M.

Da più persone in questi mesi abbiamo ricevuto dei messaggi che hanno un po' tutti lo stesso comune denominatore: un certo fastidio per la nostra azione e quella di altri ex-focolarini con i quali non si sa come fare o come gestirli. Non si sa come ribattergli visto che hanno argomenti validi, non gli si vuole dare troppa attenzione, altrimenti gli si fa da cassa di risonanza, gli si dovrebbe dare ragione per buona parte delle critiche che muovono al movimento ma visto i tempi che corrono meglio battere in ritirata. Insomma che fare?

Mossi da un mero intento caritativo, visto che ancora non ci siete arrivati da soli, ve lo diciamo noi cosa si potrebbe fare. (vi prego non veniteci a dire che esiste una commissione indipendente che si occupa di questo, per carità. Ancor prima della commissione sarebbe necessario un moto del cuore)

Se noi fossimo nei panni di chi dirige ora il movimento dei focolari sapremo bene come si potrebbe far fronte alle critiche e a un certo malcontento. Intanto sarebbe facile contare gli "scontenti" attivi nei confronti del movimento, quelli che cioè come noi, sui socials e con dei blogs raccontano la loro esperienza vissuta con i focolarini. Non è un mistero che alla fine si tratta di 4 gatti. Quindi una volta contate e individuate queste persone sarebbe semplice come primo passo cercare di prendere contatto con loro; attenti a non rischiare di invitarle al centro dell'Opera. Bisogna andare a trovarle nelle città dove vivono. Conoscendovi ve lo diciamo in anticipo per evitarvi la brutta figura autoreferenziale. Occorrerebbe poi ascoltare se abbiano qualcosa da dire ma sopratutto chiedere scusa. Nelle scuse ci vorrebbe certamente il passo concreto di chiedere cosa si possa fare per rimediare, almeno per quanto possibile, ai torti, al dolore, alle ingiustizie subite ecc... 

Alcuni potranno dire "mi farebbe piacere che mi paghiate gli arretrati delle contribuzione pensionistica che non mi sono stati versati per tot anni quando ero in focolare"; altri potranno chiedere una somma di denaro come risarcimento morale; altri saranno contenti e paghi anche solo del passo delle scuse; ecc... C'è chi, come noi del Carapace, in realtà vorrebbero fossero riconosciute le storture del pensiero di Chiara Lubich, visto che producono una cultura per certi aspetti storta e che potrebbe continuare a provocare sofferenze inutili. Immaginiamo che le contromisure in questo senso non siano di facile attuazione e comunque non quantificabili o apprezzabili a breve. Ci basterà la buona volontà.   

Poi infine ci può essere anche chi non si accontenterà di nulla di tutto ciò e questo dovrete metterlo in conto. Non sempre si può rimediare al male commesso, purtroppo. Come ben dice Jésus Morán "le dita mozzate non ricrescono".

Trattandosi di quattro gatti come abbiamo appurato poc'anzi, quanto vi proponiamo non dovrebbe risultare quindi un'operazione difficile. Anzi proprio considerando questi aspetti ci si chiede basiti come é che ancora non ci avete pensato. Anche da un punto di vista economico, posto che si arrivi e sia necessario davvero risarcire alcuni, non credo che il movimento dei focolari, per le risorse di cui dispone possa andare in fallimento per quattro poveri cristi messi in croce; dai siamo seri, non ne farete una questione di soldi immaginiamo. Perché c'è ben di più in gioco in tutta questa faccenda. Infatti posto che: 

"Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta. Fa' presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione. Io ti dico in verità che di là non uscirai, finché tu non abbia pagato l'ultimo centesimo." (MT 5,23-26)

Ecco se voi credete davvero a queste parole (che non vi lasciano scampo, ahimè, purtroppo per voi), la prima conseguenza è che vi state accostando all'eucarestia non secondo tutti i crismi e piuttosto che nutrirvi per la vostra salvezza lo state facendo ignari, immaginiamo, per la vostra dannazione. È questo il significato di questo passo del vangelo, o no?

Vi starete chiedendo "...ma non abbiamo già chiesto scusa in tutte le salse, cosa é ancora che volete da noi?". È esattamente questo che fate fatica a capire. Noi non vogliamo niente da voi, siete voi che potreste avere da noi il perdono e un rinnovato rispetto. È un cambio di prospettiva non trovate? 

Dai giapponesi potreste imparare l'arte del "Kintsugi" (vedi link), riparare qualcosa di rotto permettendogli di diventare qualcosa d'altro, più bello e prezioso di prima. Che poi se ci riflettete è la quinta essenza di tutto quanto voi predicate su Gesù abbandonato. 

Auguri. 

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Photo by Anna Shvets

Commenti

  1. Vorrei consigliare la lettura di -i girasoli- di Simon Wisentall, i commenti di varie personalità alla fine sono indispensabili...vi si aprirà un mondo su perdono o non perdono Ps. S.W. è un ebreo scampato ai campi di sterminio

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    1. Grazie per questa segnalazione. Conosciamo molto bene "I girasoli" di Wiesenthal", opera che affronta temi profondi come la giustizia, il perdono e la responsabilità morale. Alla fine del libro, Wiesenthal include una sezione intitolata Simposio (che è la parte che lei ci consiglia di leggere), dove diverse personalità (filosofi, teologi, scrittori, attivisti e pensatori di varie tradizioni religiose e culturali) condividono le loro riflessioni sulla storia raccontata. La questione centrale posta da Wiesenthal è: “Ho fatto bene a non perdonare il morente Karl, un giovane soldato nazista che mi aveva confessato i suoi crimini contro gli ebrei e chiesto il mio perdono?”.

      Riportiamo alcune delle posizioni espresse da alcune personalità:

      1. Religiosi

      • Jean Améry (filosofo ebreo, sopravvissuto all’Olocausto): Ritiene che Wiesenthal abbia agito correttamente. Per Améry, il perdono è impossibile in circostanze così estreme, poiché solo le vittime dirette avrebbero potuto concederlo.
      • Matthieu Ricard (monaco buddista): Adotta una prospettiva più universale, suggerendo che il perdono è necessario per liberarsi dal peso del risentimento, anche se non implica dimenticare o scusare.
      • Desmond Tutu (arcivescovo anglicano sudafricano): Promuove il perdono come atto spirituale e di guarigione, influenzato dalla sua esperienza nell’apartheid. Tuttavia, riconosce la difficoltà di perdonare in un contesto come quello vissuto da Wiesenthal.

      2. Filosofi e intellettuali

      • Primo Levi (scrittore e testimone dell’Olocausto): Sottolinea che il perdono può essere concesso solo dalle vittime, il che rende impossibile soddisfare la richiesta del soldato nazista. La responsabilità morale non può essere trasferita ad altri.
      • Cynthia Ozick (scrittrice): Afferma che Wiesenthal non avrebbe mai dovuto considerare di perdonare Karl. Per lei, perdonare un crimine così atroce rischia di svalutare la memoria delle vittime.

      3. Prospettive umaniste

      • Dalai Lama: Incoraggia una visione di compassione universale, ma non si pronuncia sul caso specifico, suggerendo che perdonare richiede saggezza e contesto.
      • Eva Fleischner (teologa cristiana): Riconosce il diritto di Wiesenthal di non perdonare, ma invita a considerare il pentimento sincero come base per un dialogo tra vittima e carnefice.

      4. Giuristi e attivisti

      • Tzvetan Todorov (filosofo): Propone una riflessione sulla natura del perdono come atto umano che va oltre la giustizia retributiva, pur riconoscendo l’impossibilità di obbligare qualcuno a perdonare.
      • Edward H. Flannery (prete cattolico): Ritiene che il perdono sia una scelta personale, ma elogia la sincerità della domanda posta dal soldato nazista, anche se tardiva.

      Queste riflessioni dimostrano che non esiste una risposta univoca alla domanda di Wiesenthal. Ciascuno in cuor suo saprà cosa è meglio fare.

      (Noi comunque non paragoniamo certamente il movimento dei focolari alle atrocità del regime nazista, ci mancherebbe altro.)

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  2. Ritengo di aver toccato dei nervi scoperti...purtroppo

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  3. Dovete sapere che un foc e certe foc/ne per ** anni hanno tentato in tutti i modi di massacrare me e distruggere il mio matrimonio, anche se io non faccio parte del mov..odiavano me e il fatto che io non volessi farne parte..come potete vedere le mie domande sul perdono sono più che pertinenti..se ammettessero di aver commesso un ''crimine'' anche se non con la pistola, si potrebbe ''tentare'' un dialogo..ma non ammettono nessun errore..loro non hanno MAI sbagliato..vi dice niente--non abbiamo mai sbagliato--come si può incominciare ''almeno'' un dialogo..non togliere la mano

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  4. La differenza che io trovo tra il soldato tedesco e il -mio- foc è questa, il soldato chiede perdono per i suoi sbagli, il mio foc --tutti sbagliano-- il soldato ammette--come il pubblicano al tempio--di essere peccatore, il foc, come il fariseo, si giustifica--siamo tutti peccatori-- si nasconde tra la folla..tira il sasso e si nasconde dietro il muro..si giustifica...si rende giusto da se stesso..la parabola parla chiaro..le scuse..che non si capisce se chiede o da..sono farlocche..come posso vedere nel mov...è tutta una facciata di perbenismo (da oggi in poi non mi firmo più come-il non foc- ma con G. de S.)

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