La profezia

“L’altruismo è la maschera dorata dell’egoismo e del narcisismo, nient’altro che un'anomala gratificazione.” Lorenzo Licalzi

Keep calm!

Keep calm


"Ogni fanatismo è dubbio represso."
C.G. Jung


By F.M.

Ci siamo già occupati del "paradiso del '49" (vedi qui) nella storia del movimento dei focolari.* Per Chiara Lubich fu un momento fondante della sua vita e si trattò di un'esperienza totalizzante che non avrebbe voluto terminasse. La leggenda vuole che lo stesso Igino Giordani, detto Foco, la convinse a "scendere" dal paradiso e fare ritorno tra i comuni mortali. Cosa che fece, almeno fisicamente e non senza spargimento di sangue. Quanto le sia costato, infatti, lo si può leggere e intuire in uno dei suoi scritti più famosi, vergato su carta intestata della Camera dei Deputati (vedi link):

"Ho un solo sposo sulla terra: Gesù Abbandonato..."
(Perdonatemi, vi allego la versione completa in appendice. Non riesco a rileggerlo senza provare disagio, purtroppo)

È un testo problematico, diventato troppo paradigmatico nella prassi focolarina, quando invece si sarebbe dovuto affrontare con un pizzico in più di discernimento, sopratutto da parte della Chiesa. A onor del vero bisogna dire che la Chiesa provò a porre dei distinguo all'esperienza del '49 e a Chiara stessa. La Lubich trovò comunque il modo di bypassare queste remore e limitazioni.  

Ma analizziamo ora questo testo. Il primo problema di questo scritto programmatico é la parola "sposo" che lo caratterizza troppo femminile, costringendo i "maschi" a un doppio salto carpiato narrativo per riuscire a pronunciare senza remore "...ho un solo sposo". Si tratta di un particolare da non sottovalutare. Chi volesse infatti consacrarsi nella strada al focolare, è proprio a questo che si consacra, a Gesù Abbandonato. Con tutto quello che comporta.  

Queste parole hanno sempre avuto un suono strano per me, le ho percepite più vicine a un proclama che a una dichiarazione d'amore, come forse avrebbero voluto essere. Sembra quasi che Chiara voglia autoconvincersi e forse é così: rinunciare alle visioni del paradiso le deve essere costato davvero tanto. L'utilizzo del verbo "avere" piuttosto che del verbo "essere", come meglio si converrebbe, conferisce al tutto il carattere del prendere, del possedere, due verbi che con l'amore, ahimè, hanno poco in comune. Basta fare la prova e cambiare il verbo "avere" con "essere" per capirlo:

"Sei il mio solo sposo sulla terra: Gesù Abbandonato: non ho altro Dio fuori di teIn te è tutto il paradiso colla Trinità e tutta la terra coll'Umanità. Perciò il tuo è mio e null'altro. E tuo è il dolore universale e quindi mio. Andrò per il mondo cercandoti in ogni attimo della mia vita... ecc..."

In questa forma sarebbe stato più personale, si sarebbe percepito più il palpito del cuore, il trasporto, l'innamoramento, l'abnegazione. Invece nella sua forma originale suona algido e tradisce una certa difficoltà di Chiara a lasciarsi andareSospetto infatti che lei non sia mai veramente scesa dal suo paradiso ma abbia vissuto, suo malgrado forse, in  una bolla autoreferenziale dalla quale emanava le sue direttive stando comunque al riparo dagli eventi esterni non graditi. 

Questo modus operandi di Chiara ha fatto sì che lei entrasse in un loop autoalimentante. Le prime compagne e compagni, poi, hanno eretto un fortino di protezione nel quale si sono ritagliati i loro spazi personali e il potere di influenzare Chiara profittando della sua vicinanza. (leggi qui) Il fatto stesso di aver chiuso - ortus conclusus - i cancelli in ingresso ha contribuito a creare una bolla di incomunicabilità, creatrice di malesseri diffusi perché non permetteva di comprendere che la realizzazione delle idee del '49 fosse un progetto studiato male, un'ideologia che talvolta ha generato dolore e abuso. Chiara non è scesa dal paradiso ma lo ha bloccato nella sua torre d'avorio come un fermo immagine. Se fosse davvero scesa dal suo paradiso per confrontarsi con la vera realtà, prima o poi si sarebbe resa conto che qualcosa non quadrava. 

Infatti, ad una lettura più attenta di questo proclama, ci si rende conto che qualcosa non torna, sopratutto con la storia personale della Lubich. Una contraddizione palese, del tipo "armiamoci e partite": Si tratta certamente di belle parole, di buona prosa, cui poi, ahimè, non sono seguiti i fatti e le azioni concrete. Chiara infatti scese dal paradiso, ma per rinchiudersi in una torre d'avorio inespugnabile dove fece una vita da regina. Ci si chiede quindi dove e quando sia stata "assetata di dolori, di angosce, di disperazioni, di malinconie, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi..." ecc. Da un testo simile ci sarebbe aspettati come minimo una tenda sul piazzale della stazione termini a Roma in mezzo all'umanità abbandonata e agonizzante, proprio come risposta concreta a questa sete di dolore da prosciugare. Invece é morta quasi 90enne, non di certo consunta e deperita dai disagi e privazioni cui si va incontro quando si vuole condividere le miserie e le difficoltà di chi davvero sta male e soffre. 

Non vuole essere una sterile polemica. L'impostazione matriarcale che Chiara conferì alla sua opera, fece sì che qualsiasi sua scelta divenisse poi paradigma per tutti quelli che decisero di correrle dietro. Quindi rinunciare alle azioni concrete, all'opzione poveri per dedicarsi a tempo pieno solo alla diffusione del suo pensiero, é esattamente quello che poi fecero tutti gli altri. E così il movimento di Chiara, nato per stare in mezzo alla gente e i suoi problemi, tra le piaghe dell'umanità, sotto le bombe e lo strazio della seconda guerra mondiale, troppo in fretta ha subito una metamorfosi narrativa e da qualcosa di molto concreto è diventato piuttosto evanescente: infatti la domanda che i focolarini temono di più é "...ma voi in definitiva cosa é che fate?". Ai fatti si sostituirono le parole, alla cura dei poveri e dei derelitti un incontrismo esagerato fatto di congressi, meetings, adunate, riunioni, seminari: il festival della narrazione, la narrazione della narrazione. Insomma una spiritualità sedentaria, termine coniato dalla Lubich stessa. Fate voi.

La prima conseguenza di questa sterzata verso l'evanescenza ha influenzato proprio il concetto di Gesù abbandonato o peggio la sua abbreviazione "G.A.", che inflazionata al limite se non oltre il secondo comandamento, iniziò a rappresentare non tanto la sofferenza fisica, piuttosto quella mentale e spirituale, diventando l'ossessione della vita spirituale di Chiara e a ruota dei membri del movimento dei focolari. Vorremmo porre l'attenzione su questo fenomeno perché risulta cruciale nell'analizzare la distanza e i gradi di separazione dalla realtà che i membri del movimento dei focolari, dietro a Chiara, hanno vissuto e tuttora vivono, allontanandosi sempre di più dalla gente comune. Gente comune che ha problemi veri, come arrivare alla fine del mese, sfamare la famiglia, trovare lavoro, assicurarsi un tetto sulla testa, ecc... I focolarini invece, imborghesiti fin troppo da agi e sicurezze, hanno iniziato a soffrire di "prove spirituali" e hanno contribuito con questa narrazione a trasmettere un'immagine di Dio alquanto schizofrenica, perché da un lato lo presentano come "amore" dall'altro invece sono persuasi che questa sua abnegazione per l'umanità si manifesti sotto forma di dolori, prove e notti spirituali. Bisogna quindi espiare per guadagnarsi i suoi favori. Insomma non proprio l'espressione di una teologia moderna.

La sofferenza diviene così non un segno che qualcosa non va cui trovare al più presto rimedio, piuttosto qualcosa da "abbracciare", persino da "amare": "...dimentichiamo tutto nella vita: ufficio, lavoro, persone, responsabilità, fame, sete, riposo, persino la nostra stessa anima... per possedere solo Lui". Nella sconfinata produzione di testi della Lubich si trovano molte di queste iperboli, e andrebbero piuttosto prese con le pinze e non assolutizzate come il vangelo, come ben insegna Luigino Bruni:

"Tra le parole dei fondatori si trovano fin dall’inizio tesi sbagliate, parziali, acerbe, e la maturità di una comunità sta nel riuscire ad ammettere che possano essere sbagliate (e non solo male interpretate). Questo è un esercizio decisivo che libera le comunità dal mito del fondatore perfetto che quasi sempre le blocca nella loro crescita..."**

Si può ben intuire che questo tipo di esagerazioni, qualora cadessero su un organismo debilitato e fragile psicologicamente, possano produrre danni seri. 
Il non riconoscere e vivere le sofferenze per quello che sono ma tradurle sempre e comunque con "è G.A." spersonalizza e porta alla nevrosi certa. Non é un caso l'uso smodato di cure psichiatriche e psicofarmaci sopratutto tra le fila dei consacrati in focolare. Sopratutto pretendere di tradurre qualsiasi sofferenza fisica, mentale o spirituale con "è G.A." rischia di diventare un ricatto morale e una possibile fonte di abuso, qualora lo si pretendesse con autorità dai sottoposti in modo che si "risolvano" alla svelta e ricomincino a girare come criceti nella ruota produttiva del movimento dei focolari. Gli episodi in cui questo é avvenuto si sprecano purtroppo. Chiara stessa, durante una delle sue presunte "notti spirituali", veniva ammonita dalle sue compagne che provavano a ricordarle il suo proclama, ma invano, sino al punto che lei stessa una volta sbottò con la frase "voi non sapete chi sia Gesù abbandonato". Era stata vittima lei stessa di questa inflazione di "gesùabbandonatite" cui provò a difendersi trincerandosi dietro una conoscenza fruibile solo da lei. 

È probabile che Chiara soffrisse di depressione, e questa "sete di sofferenza" non può certo averla aiutata. La sua situazione si aggravò a tal punto che agli inizi degli anni '90 trascorse più di due anni in una clinica in Svizzera.*** Questo particolare della sua vita è stato messo a tacere e le sue assenze sono state presentate come "notti oscure dell'anima". Anche questo dettaglio, insieme ad altri simili la distanziò dai comuni mortali, alimentando il mito della sua presunta santità, tutta da dimostrare. Il suo medico personale, un focolarino sposato, Cosimo Calò, era forse l'unico in grado di far ragionare Chiara e aiutarla a uscire da questa dinamica isterica di prove e notti spirituali. Si imponeva con la sua autorevolezza di medico, forse come surrogato della figura paterna, e riusciva a convincerla che era sana, non moribonda come talvolta lei credeva, e la aiutava ad affrontare i compiti del suo ruolo di fondatrice e presidente del movimento dei focolari.

Ecco ci vorrebbe oggi un nuovo "Cosimo" per il movimento dei focolari. Qualcuno che con autorevolezza abbia la capacità di riportare equilibrio e buon senso. Keep calm!


Prossimo post
Indignazione

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"Ho un solo sposo sulla terra: Gesù Abbandonato: non ho altro Dio fuori di Lui. In Lui è tutto il paradiso colla Trinità e tutta la terra coll'Umanità. Perciò il Suo è mio e null'altro. E Suo è il dolore universale e quindi mio. Andrò per il mondo cercandolo in ogni attimo della mia vita. Ciò che mi fa male è mio. Mio il dolore che mi sfiora nel presente. Mio il dolore delle anime accanto (è quello di Gesù). Mio tutto ciò che non è pace, gaudio, bello, amabile, sereno... in una parola: ciò che non è Paradiso. Poiché anch'io ho il mio paradiso ma è quello nel cuore dello Sposo mio. Non ne conosco altri. Così per gli anni che mi rimangono: assetata di dolori, di angosce, di disperazioni, di malinconie, di distacchi, di esilio, di abbandoni, di strazi, di... tutto ciò che è Lui, e Lui è il Peccato..."


* Chi volesse approfondire questo argomento consigliamo questo libro "Oltre il confine" (Vedi Link)

** Bruni, Luigino. La comunità fragile (Italian Edition) (p. 57). Città Nuova. Kindle Edition.

*** Una biografia autorizzata della Lubich "Il Lavoro di Una Donna" di Jim Gallagher, Fount, Regno Unito, 1997, afferma che Lubich soffrisse di problemi al cuore.

Commenti

  1. Thanks Turtles, you put it to the point again. You know how to put into words what we all already know, but in such a way that it becomes clear.
    We are the "new" Cosimo, because with our blogs and stories we awaken the truth in people. No "new" Cosimo will arise from within, because people still don't dare or they nip it in the bud from the old petrified generation.

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  2. Certe persone nel mov hanno una spiccatissima tendenza a sentirsi prescelti da Dio, purtroppo ho assistito anche io che non faccio parte del mov a questa tendenza teonarcisista , se fosse un errore del passato sarebbe grave, tuttavia lo vedo ancora oggi. Allora non lo classifico più un errore ma una ben precisa scelta con contorno di inganni.....questa '' generazione pietrificata'' non la sposta più neanche la deriva dei continenti

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