Santa Chiara - Chiara Santa?

"Vivete con gioia e semplicità, state buoni se potete... Tutto il resto è vanità." S. Filippo Neri (feat. Angelo Branduardi)

L'incantesimo del "Chiarisma"

Incantesimo

"Oggi abbiamo il dovere di mettere parole
su quanto abbiamo vissuto. Non bisogna negarlo
né nasconderlo, riparare, e imparare da tutto,
anche dalle critiche dure." (2)

By F.M.

La storia a volte riserva degli esiti buffi o quantomeno bizzarri. Quando conobbi il movimento dei focolari, ero poco più di un banotto, mi ricordo che andare dietro alla Lubich era equivalente al lasciare la vita da oratorio della parrocchia. Ambiente troppo chiuso e asfittico per le mire internazionali e gli ideali dei focolarini. Il mio parroco non ne fu contento e provò a dissuadermi. Ma io volevo girare il mondo, uscire dal paesello e conoscere più gente possibile.

Dalle notizie che di tanto in tanto ci arrivano in redazione apprendiamo che invece ora i focolarini stanno ritornando alle parrocchie. Clamoroso al Cibali! È una inversione di rotta di 180 gradi. Si legano quindi ai sacerdoti, al clero che in un qualche modo gli assicura ora una strada da percorrere, gente da accudire, dei compiti precisi, in definitiva forse proprio il senso della loro consacrazione. Il che fa tanto riflettere. I focolarini, almeno stando a sentire la Lubich, erano nati per l’Ut Omnes, per arrivare a tutti sino ai confini del mondo. Non quindi per chiudersi in parrocchia alle dipendenze del clero.

Ricordando a grandi linee proprio la storia del movimento dei focolari, una caratteristica per cui Chiara e i focolarini hanno lottato è stata l’indipendenza decisionale rispetto al clero, cosa che hanno ottenuto definitivamente dal papa polacco il quale, essendo vissuto molto a lungo, ha permesso che questa situazione si radicasse e diventasse definitiva. Wojtyla ha certamente usufruito della forza persuasiva e mediatica dei movimenti religiosi, dando loro in cambio un'autonomia anche teologica che li ha resi nei fatti, per alcuni aspetti, eretici. Ora sul soglio di Pietro siede l’argentino. Bergoglio è prima di tutto un gesuita, non dimentichiamolo. Il suo scopo, neanche tanto nascosto, è in fondo sottilmente anticonciliare e di ripristino di una centralità teologica che negli anni si è persa. Si capisce che vorrebbe limitare e normare l’autonomia dei movimenti, dei loro fondatori e dei carismi di cui sono espressione.

Wojtyla aveva calcato troppo la mano conferendo forse in fretta e superficialmente patenti di “carisma” alle novità introdotte nella Chiesa dai fondatori e fondatrici delle nuove comunità, movimenti e associazioni. Ma probabilmente, piuttosto che un dono infallibile dello Spirito Santo, queste “novità” erano in realtà invece frutto dell'umanità dei fondatori, del loro tempo, delle loro debolezze, tare, nevrosi e sovente del loro narcisismo.* Col tempo, che, come vedremo in questo post, gioca un ruolo determinante, questi “carismi” hanno manifestato seri problemi e generato anche abusi di ogni genere e grado. Dal nuovo corso inaugurato da Bergoglio, che cerca di salvare il salvabile, sorge quindi una domanda molto delicata: è possibile scindere il Carisma dalla persona che ne è stata iniziatrice? Si possono separare i carismi dai fondatori?

Oltre Tevere, a quanto pare, provano a trovare soluzioni proprio a questo annoso dilemma, pressati evidentemente dai problemi dei presunti carismi che i "fondatori" di movimenti, associazioni e comunità hanno lasciato in eredità. Questo perché la Chiesa con estrema riluttanza ammetterebbe di essersi sbagliata, non può quindi fare marcia indietro e definire “eresia” quanto il giorno prima ha stabilito essere un "carisma", un dono dello Spirito Santo. Al contempo non può più negare che ci siano problematiche serie, abusi di ogni ordine e grado scaturiti appunto in seno alle nuove comunità, movimenti, associazioni. È poi innegabile che alcuni dei fondatori siano stati oggetto di venerazione e culto della loro persona (Chiara Lubich li batte tutti). Ora i nodi cominciano a venire al pettine.

Così con il Decreto B0375 promulgato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita del 11 giugno 2021 viene introdotto un limite temporale per i mandati degli organi di governo e dei loro membri, fondatori inclusi, delle associazioni internazionali di fedeli, private e pubbliche, ossia tutti quei movimenti e comunità nati a ridosso e dopo il concilio Vaticano 2, come Il Movimento dei Focolari, i Neocatecumenali, Nuovi Orizzonti ecc... Questo perché:

"... non di rado la mancanza di limiti ai mandati di governo favorisce, in chi è chiamato a governare, forme di appropriazione del carisma, personalismi, accentramento delle funzioni nonché espressioni di autoreferenzialità, che facilmente cagionano gravi violazioni della dignità e della libertà personali e, finanche, veri e propri abusi."
(nota 9 delle note esplicative)

Si dispone così l'introduzione di una durata massima di cinque anni per ciascun mandato all'interno dell'organo centrale di governo delle associazioni. Viene fissato a dieci anni consecutivi, invece, il limite per l’esercizio di qualsiasi incarico in tale organo: per essere rieletti sarà necessario 'saltare' un turno. Con l'eccezione dei moderatori: chi lo è stato per almeno dieci anni, non potrà essere rieletto dopo un mandato di stop. Nella Nota esplicativa pubblicata dal Dicastero viene spiegato lo spirito dei cambiamenti, sostenendo che "l’esperienza ha mostrato che il ricambio generazionale degli organi di governo mediante la rotazione delle responsabilità direttive, apporta grandi benefici alla vitalità dell’associazione".

I fondatori potranno essere dispensati dai limiti temporali imposti per decreto, previa specifica indicazione del Dicastero. Cioè è la Chiesa che riprende il controllo e decide se un fondatore è ancora necessario o se ne può allegramente fare a meno. Il gesuita Ulrich Rodhe, decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana, autore di un commento sul decreto, afferma che:

"...gli organi di governo nelle associazioni di fedeli finora non sono stati oggetto di molte norme canoniche" e che "le associazioni godevano di un alto livello di libertà – forse troppo alto –, per quanto riguarda il modo di conferire gli incarichi e la durata massima dei mandati".

Quindi il tempo è un fattore cruciale in questa vicenda intricata fatta di carismi e fondatori. La Lubich, nel nostro caso, ha regnato indisturbata per oltre 60 anni, arco di tempo in cui ha avuto modo di sviluppare il suo pensiero sino a che alla fine è diventato una specie di “Chiarisma” com'è scappato detto a qualcuno per un lapsus, una definizione che ben sottolinea la stravaganza e l’originalità di questo fenomeno.

Il pensiero di Chiara Lubich si baserebbe principalmente su due pilastri. Uno è la promessa di Gesù di rendersi presente tra chi si riunisce nel suo nome. L’altro è la piaga dell'abbandono di Gesù in croce da parte di Dio Padre. Queste due intuizioni, sarebbero bastate e avanzate se fossero rimaste tali e non invece poi trasformatesi in un sistema "meccanico" per costringere Dio a farsi presente e in una panacea per risolvere ogni dolore umano. Lo sbaglio di Chiara è aver calcato troppo la mano: ha esagerato e molto pure e la Chiesa non è intervenuta a dovere. Sarebbe bastato impostare la vita sapendo che Gesù potrebbe farsi presente senza costringerlo con patti, ricatti morali, ecc… In questo modo è venuta meno la Grazia ed è subentrata la nevrosi.

"Il rischio è di dare la prevalenza allo sforzo umano per ottenere una risposta divina. Occorre infatti ricordarsi che vengono sempre prima la grazia divina e la gratuità del dono; questo vale, per esempio, per il concetto di unità, così come per la presenza del Risorto in mezzo a due o tre radunati nel suo nome" (1)

Tradotto significa che "teniamo "gesù in mezzo" come dicono i focolarini è fondamentalmente sbagliato, ed è un insegnamento fuorviante partito dalla Lubich che ha stravolto il vangelo. Lo conferma pure l’esegeta focolarino Gérard Rossè che evidentemente è in imbarazzo con un concetto teologico storto sin dalle fondamenta. E non è un dettaglio da poco: Chiara ha una visione meccanica della promessa evangelica Mt 18,20 del "dove due o più". Basta volerlo e succede. E giù slogans, frasi fatte, imperativi, che oltre a inflazionare un concetto teologico delicato lo hanno snaturato del suo vero significato.

Stessa cosa per il grido di Gesù in croce: sarebbe bastato accostarsi con tutta la sacralità necessaria senza trasformarlo in uno slogan panacea tipo formula magica. In tutti e due i casi l’esagerazione è stata quella di sostituire la Grazia e il mistero con una sorta di ideologia, la nevrosi del controllo, la risposta a tutte le domande, con la pretesa di essere gli unici ad aver capito davvero il Vangelo e rappresentare l’Everest del pensiero teologico. 

Chiara Lubich si è così montata la testa, è stata troppo idolatrata e per troppo tempo. In questo processo di esaltazione è stata però aiutata e rinforzata da tanti, che pur di ruotarle intorno e farsi belli davanti a lei, l'hanno esaltata fino al ridicolo. (vedi link) Come coraggiosamente ammette uno dei suoi più stretti collaboratori del Centro Studi "Scuola Abba":

“... "ma perché non abbiamo detto quanto potevamo dire?", "come non mi sono accorto di alcune deformazioni?", quali l'atteggiamento infantile che il Movimento aveva nei confronti di Chiara: le corse folli dietro la sua macchina, vivere l'incontro con lei come un evento quasi sovrannaturale, trattarla come fosse aliena dai limiti degli altri esseri umani come fosse solo, sempre e tutta luce… La risposta che oggi mi do era il ruolo di incantesimo che svolgeva il suo candore, il distacco di Chiara da se stessa, e la sua convinzione, che era anche nostra, che anche il 'culto' della sua persona era un mezzo per dare gloria a Dio e per la diffusione del Vangelo. Potevamo fare diversamente e di più, non è stato così, ma oggi abbiamo il dovere di mettere parole su quanto abbiamo vissuto.” (2)

Vorremmo far notare in questa coraggiosa ammissione di colpe si usa sapientemente la parola “incantesimo” riferita proprio a Chiara, con tutto quanto questo termine evoca. “Incantesimo” non “incanto”; sarebbe stato ben diverso. Un’ulteriore conferma, che davvero allora si è trattato di un incantesimo, ce la dà sempre un focolarino confidando sui socials i suoi dubbi sul recente happening dei giovani dei focolari svoltosi in Brasile.

“... 'a che cosa serve fare questi raduni? Cosa abbiamo da raccontare di così nuovo'?”

Ecco, l'incantesimo sembra essersi affievolito, o almeno non è più efficace come un tempo. Queste domande sono molto gravi e rivelano che il “Chiarisma” non travolge più. In più rivelano la poca fiducia nel Vangelo che sarebbe in realtà “l’annuncio”, la buona novella, proprio quel qualcosa di sempre nuovo perché Dio è per definizione novitá.

Nel movimento dei focolari è quindi mancata la capacità di dire "basta, stiamo esagerando, diamoci una regolata!" Sopratutto al cospetto di Chiara non si poteva mai dire "basta". Questo atteggiamento era scambiato per "radicalità" invece si è trattato di morbosità. Chiara non è stata aiutata proprio da chi avrebbe potuto e dovuto farlo.

Si tratta di un gravissimo sbaglio, qualcosa cui hanno contribuito in tanti, conniventi di un determinato sistema, e questo ha contribuito alla costruzione del “Chiarisma” e al suo incantesimo. Ma in cosa consiste questo “incantesimo” che ha preso dentro anche le migliori teste pensanti del Centro Studi "Scuola Abba" del movimento dei focolari?

Una possibile pista di riflessione, potrebbe essere provare ad analizzare le dinamiche di gruppo attorno alla cara leader. Che in fin dei conti non si sia trattato di un gruppo di narcisisti alla corte di una narcisista? Andate a leggervi la definizione di disturbo narcisistico della personalità (3), vi si aprirà un mondo. 

E d'altronde il meccanismo è “chiarissimo”: più incensavano la cara leader più di rimbalzo ne avevano un tornaconto. Visibilità, privilegi, viaggi, palco, applausi, nessun contraddittorio e una narrazione potente. Ciascuno ci ha messo del suo per far brillare Chiara e brillare a sua volta. Ne abbiamo avuto conferma leggendo ultimamente un articolo di Antonio Maria Baggio dal titolo “I diritti umani nel pensiero di Chiara Lubich”. (4)

È un classico esempio di come funziona questo meccanismo di far dire a Chiara le proprie idee. Baggio vorrebbe far passare per intuizioni geniali della Lubich delle cose che sono consolidatissime: la fraternità universale è un’idea dell'Illuminismo (vedi la Dichiarazione di Indipendenza Americana o il testo dell'Inno alla gioia di Schiller). Chiara Lubich piuttosto ha speso tutta la sua vita a combattere “l’umano”, nel suo mondo manicheo in cui c’era solo posto per il soprannaturale. Qualsiasi espressione umana era da tagliare, perdere, a favore del soprannaturale. L’invito di Chiara ai suoi seguaci è quello di tagliarsi la testa, di rinunciare alla propria personalità e individualità. Annientarsi per perdersi in un generico “uno” che poi era in definitiva un metodo per assicurarsi che tutti facessero solo quello che voleva lei, che si aspettava "l'unità di pensiero", col suo. Come si fa quindi a parlare di Chiara Lubich e diritti umani? Resta un mistero. È piuttosto un’idea del Baggio, una sua aspirazione, un suo desiderio, che ha proiettato sulla cara leader compiaciuta sicuramente di sentirsi ancora una volta ripetere di essere l’alfa e l’omega e di poter ritirare qualche riconoscimento. Baggio è solo un esempio e non l’unico, perché ancora oggi si continua a mettere Chiara al centro di tutto e di farla discettare su tutto lo scibile umano.

L’incantesimo del Chiarisma ha avuto bisogno di nutrirsi di una narrazione sempre nuova e ogni volta più convincente e mirabolante di quella precedente. Mettere a tacere il cervello e la coscienza in preda alle domande che provoca la dissonanza cognitiva comporta un dispendio di energie molto importante. Motivo per cui il confronto con la realtà per la Lubich e i focolarini è stato sempre difficilissimo e hanno fatto sempre di tutto per evitarlo chiudendosi a riccio in un ambiente autoreferenziale al riparo da qualsiasi dissenso o critica di sorta. “Ad uso interno”, solo “tra di noi”. Che fa sorridere se si pensa che invece avrebbero voluto arrivate a tutti.

Non è l’unica contraddizione: Chiara avrebbe voluto inzupparsi nell'umanità come un frusto di pane e invece sì è ritirata a vita privata. Desiderava lasciare ai posteri solo il vangelo e invece ha lasciato un “Chiarisma” complicato e cervellotico che ha snaturato il vangelo stesso (vedi i deliri trinitari del ‘49). Avrebbe voluto essere niente e invece si è ritrovata ad essere e l'alfa e l'omega. Avrebbe voluto vivere povera e ha vissuto servita e riverita tra agi che pochi davvero si possono permettere. Diceva di vivere in focolare ma alla fine aveva un appartamento per conto suo e si è sempre scelta lei con chi vivere e dove. E via così.

Sim sala bim! …e ci siamo cascati tutti!



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1) Gerard Rossé, “Una spiritualità ecclesiale. L’ecclesiologia di Chiara Lubich” -Città Nuova Editrice - vedi link

2 ) Centro Studi "Scuola Abba", dove Chiara si avvaleva del sapere dei professori e teologi migliori e più esperti del suo Movimento. Luigino Bruni - “101 domande su Chiara Lubich” Pag 169-170

“In generale, e a distanza di un paio di anni, critiche simili a quelle di Pinotti (ce ne sono molte in giro, soprattutto da ex focolarine e focolarini usciti molto amareggiati e feriti) le capisco molto bene. Le ho ascoltate, viste, vissute, studiate, e soffro, con il Movimento, per le persone che si sono sentite offese, ferite, abusate, umiliate, schiacciate nelle comunità; poi continuo a pensare che nel suo insieme l'esperienza del Movimento sia stata positiva per la gran parte delle persone che l'hanno incontrato. Per questo ne faccio ancora parte, ben cosciente dei suoi limiti ed errori di ieri e di oggi. Se Chiara ha avuto un limite è stata, a partire dagli anni '70 (quindi molto presto), la mancanza di persone simili a don Foresi e Igino Giordani che nei primi decenni avevano con lei un rapporto di parità che consentiva loro di consigliarla, correggerla, farle prendere coscienza di alcune derive di culto della sua personalità che stavano prendendo sempre più piede. Un limite che dipendeva poco da Chiara, e forse poco anche dai suoi collaboratori. Ho fatto parte del luogo più 'ugualitario' creato da Chiara, il Centro Studi "Scuola Abba", dove Chiara aveva messo i professori e teologi migliori e più esperti del suo Movimento. Alcuni di noi, teoricamente, avrebbero avuto gli strumenti intellettuali e spirituali per far notare a Chiara questi errori comunitari già ben evidenti negli anni '90 - che sono varianti, in buona fede, dei processi idolatrici noti alla Bibbia -; ma l'incanto del carisma di Chiara, la luce fortissima che emanava, hanno di fatto impedito che dall'interno del suo Movimento si sviluppasse una 'critica della ragione focolarina', che sarebbe stata la sola vera cura alle malattie già nate con Chiara e esplose nei loro effetti più importanti negli ultimi anni. Oggi, ripensando a quel periodo, mi dico più volte "ma perché non abbiamo detto quanto potevamo dire?", "come non mi sono accorto di alcune deformazioni?", quali l'atteggiamento infantile che il Movimento aveva nei confronti di Chiara: le corse folli dietro la sua macchina, vivere l'incontro con lei come un evento quasi sovrannaturale, trattarla come fosse aliena dai limiti degli altri esseri umani come fosse solo, sempre e tutta luce… La risposta che oggi mi do era il ruolo di incantesimo che svolgeva il suo candore, il distacco di Chiara da se stessa, e la sua convinzione, che era anche nostra, che anche il 'culto' della sua persona era un mezzo per dare gloria a Dio e per la diffusione del Vangelo. Potevamo fare diversamente e di più, non è stato così, ma oggi abbiamo il dovere di mettere parole su quanto abbiamo vissuto. ...Non bisogna negarlo né nasconderlo, riparare, e imparare da tutto, anche dalle critiche dure."

3) Abbiamo ampiamente parlato degli errori di Chiara Lubich (e di chi l’ha mal consigliata) e evidenziato quanto del suo presunto carisma sia in realtà invece frutto del suo tempo, della sua umanità, delle sue debolezze e tare, delle sue nevrosi e del suo narcisismo.*

* "Il disturbo narcisistico di personalità è un disturbo della personalità i cui sintomi principali sono egocentrismo patologico, deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui e bisogno di percepire ammirazione, che iniziano entro la prima età adulta e sono presenti in svariati contesti. Questa patologia è caratterizzata da una particolare percezione di sé del soggetto definita “Sé grandioso”. Comporta un sentimento esagerato della propria importanza e idealizzazione del proprio sé - ovvero una forma di amore di sé che, dal punto di vista clinico, in realtà è fasulla - e difficoltà di coinvolgimento affettivo. La persona manifesta una forma di egoismo profondo di cui non è di solito consapevole. Il soggetto può manifestare bisogni relazionali anomali quali il creare continuamente relazioni che gli permettono di specchiare in maniera grandiosa il proprio sé, cercare conferme, instaurare relazioni improntate a manipolazione affettiva, sostituire gli oggetti di relazione, come pure può manifestare vulnerabilità e risentimento o incapacità di accettare critiche, o manifestare aspettative irrealistiche o inappropriate riguardo alla propria importanza."

4) Discorso di Antonio Maria Baggio tenuto alla Protomoteca del Campidoglio (Roma), il 10 dicembre 2011. Già pubblicato online (ma ora di difficile reperimento) in NU/news, 198, 2011.
(vedi link)

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