La profezia

“L’altruismo è la maschera dorata dell’egoismo e del narcisismo, nient’altro che un'anomala gratificazione.” Lorenzo Licalzi

Il focolare dipinto

Il focolare dipinto

“Normalmente vediamo solo ciò che ci piace vedere,
tanto che a volte lo vediamo dove non c'è.”

Eric Hoffer


By F.M.

In queste ultime settimane abbiamo avuto modo di discutere e dialogare con tanti su uno degli argomenti scottanti del movimento dei focolari: le visioni mistiche di Chiara Lubich che risalgono al 1949-50 (vedi link). Visioni su cui si fonda la struttura e l'organizzazione del movimento dei focolari ma che suscitano tanti dubbi e pongono degli interrogativi seri. 

Come abbiamo appurato (vedi Link) il testo di queste visioni, girato in maniera gnostica per decenni tra gli iniziati del movimento dei focolari, pochissimi eletti chiamati a prendere parte al segreto, non é stato ancora pubblicato nella sua interezza per cui non è possibile farsi una idea completa del suo contenuto. Sarebbe a questo proposito interessante sapere se almeno la Chiesa sia a conoscenza nella sua interezza delle visioni della Lubich. In caso di risposta affermativa scatterebbero a catena tante altre domande scomode. Ma tant'è.

In rete comunque si trova tantissimo materiale a riguardo, ufficiale e no. E anche leggendo quel poco a disposizione i dubbi e le domande aumentano piuttosto che diminuire. Controvoglia abbiamo riletto in redazione alcune pagine (trovate qui) per prepararci a questo post e ad un dato punto ci è tornata in mente come associazione un'immagine della fiaba di Pinocchio. Vi ricorderete che il burattino e  suo babbo Geppetto erano così poveri, ma così poveri che per scaldarsi avevano dipinto il focolare nella parete pur di fingere di avere la minima sensazione di caldo. 

Per cui ci chiediamo davvero se Chiara Lubich prima e i focolarini ora con tutta la questione del '49, del patto di unità, della spiritualità collettiva, della vita come nella trinità, ecc... non stiano in realtà dipingendo il focolare (le loro aspirazioni e nevrosi) su un muro? Ce lo chiediamo perché la distanza tra quanto si dice di vivere e la cruda realtà dei fatti è sesquipedale. Ma sopratutto ci si chiede: ma questo "49" è davvero così importante e essenziale al movimento dei focolari? Che sia piuttosto contraproduttivo? 

Mi ricordo che in focolare ci dicevamo di vivere "a mo' della Trinità", ma era appunto una narrazione, una finzione cui si voleva credere o che per marketing, diciamo, dovevamo "vendere". Alla fine era davvero il focolare finto di Pinocchio dipinto sulla parete: si moriva comunque di freddo nell'anima, oltre la frustrazione latente di dover dire a parole quanto nei fatti era l'esatto contrario. Ossia si andava a malapena d'accordo o vigeva un regime di "gentlemen agreement", e non saprei dire cosa sia peggio. Ma di certo non si trattava di rapporti trinitari, qualsiasi cosa questo poi in definitiva significhi. 

Questo modo di fare alla lunga ti spolpa di tutte le risorse e energie e solo chi riesce a reinventarsi a prescindere dal focolare (di solito ci riescono solo i maschietti e persino pochi fra loro) ha una minima chance di resistere e sopravvivere. Io chiamavo questo tipo di focolarini "quelli che si autobastano": loschi figuri per cui gli altri esistono solo come accessori. Sono personaggi che si autobastano e saprebbero andare avanti pure da soli. Di solito hanno altri giri, altre risorse, una vita extra dal movimento, e in focolare fanno le splendide comparse. Solitamente non li si vede a pulire il bagno o tutte quelle incombenze più umili che lasciano volentieri agli altri. E l'aspetto paradossale sta nel fatto che sono proprio quelli che più si riempiono la bocca di discorsi sulla "spiritualità collettiva", sulla vita "a mo' della trinità" ecc... 

Anche in questo caso non è difficile risalire alla fonte di questo tipo di problematica sino ad arrivare di nuovo agli errori di Chiara Lubich che parla di trinità semplificando in maniera compulsiva un concetto per il quale la cristianità ha impiegato secoli per elaborarlo. Lo riassumiamo per i digiuni sul tema. Il concetto della Trinità prevede:

- una sostanza
- due processioni e movimenti “ad intra”
- due missioni o movimenti “ad extra”
- tre persone tra loro consostanziali
- quattro relazioni di cui tre formanti le persone: paternità, figliolanza e spirazione attiva e una non formante una persona spirazione passiva (altro nome per indicare lo Spirito Santo).
- cinque nozioni o proprietà nozionali, cioè le quattro relazioni più l'inascibilità
- una compenetrazione reciproca delle tre persone, detta pericoresis in greco.

Vi basta? Insomma é un tantino più complesso di "io sono il Padre e tu figlio devi morire obbedendomi rinunciando alla tua personalità". Perché in estrema sintesi è questo che Chiara teorizza e pretendeva da chi decideva di seguirla. Proprio nei manoscritti del '49 infatti si legge: 

"...per farsi uno, uno dei due si deve annientare completamente, assolutamente (non deve esistere) nell’all’altro..."**  

È solo un esempio e i passi che si potrebbero citare non sono pochi e comunque il concetto è questo. La stessa presidente in carica del movimento dei focolari,  Margaret Karram, ha da poco affrontato questa spinosa questione:

"È possibile che il pensiero di Chiara Lubich in passato sia stato interpretato male, l’esperienza del Paradiso del ‘49’ è un’esperienza mistica e va capita nel modo giusto e noi stessi come Movimento a volte l’abbiamo interpretata male (…) è possibile siano state effettuate delle deformazioni del pensiero di Chiara Lubich (…); è giusto compiere una autocritica e porgere le nostre scuse alle vittime, se ci sono stati dei comportamenti inappropriati (...) A volte è stato interpretato e applicato male il pensiero di Chiara: l’essere nulla di cui Chiara parlava non vuol dire oppressione della libertà, annullamento e svuotamento psicologico, ma significa non essere pieni di sé stessi. Nell’unità, se non c’è libertà e carità, si vive in un inferno. (…) l’interpretazione errata di Chiara ha causato delle esperienze traumatiche all’interno del Movimento...". *

Purtroppo per la Karram non si tratta di una interpretazione sbagliata ma è proprio così che Chiara lo pensava. Sempre in un altro passo dei manoscritti del '49 si legge infatti a proposito dell'inferno di cui parla la Karram:

"...e vi sarà solo unità senz'esservi unità nella Trinità, ché laggiù vi sarà solo autorità. Vi sarà Lucifero cui tutti obbediranno costretti: perfetta unità in inferno e completa anarchia...." **

I rapporti trinitari così come li concepiva Chiara, in questa fissazione gerarchica tra Padre e Figlio, siccome presuppongono l'annullamento dell'individualità hanno come esito una vita d'inferno, sicura frustrazione e altrettanto sicuro abuso e disagio spirituale. E per tanti di noi questa è stata l'esperienza quotidiana e fa un certo effetto rileggere queste parole di Chiara che sembrano una polaroid ben nitida di quanto abbiamo vissuto.  

Per Chiara quindi non esiste unità, senza la morte di qualcuno; a morire devono essere sempre e solo i sottoposti e devono farlo volentieri e a favore del responsabile di turno, che pur non volendolo, è messo nelle condizioni di fare le veci del padre eterno. Non si tratta quindi di una dinamica tra pari ma di una gerarchia normata sempre da un movimento unidirezionale da chi comanda a chi è comandato che appunto deve immolarsi e morire, rinunciando alla sua individualità. 

E perché é così? Semplicemente perché Chiara pensava a se stessa quando proponeva queste belle idee geniali, lei che ha comandato tutta la vita. Il suo é un problema di percezione, di distorsione della realtà, dovuto alla esaltazione del suo ruolo di madre, fondatrice, presidente, vicaria della madonna ecc...

La morte dell’io é funzionale nel pensiero della Lubich alla presenza di Dio. Perché ci sia Dio, si sperimenti la sua presenza, l’azione del suo Spirito, la certezza granitica di poter fare la sua volontà e nient’altro, occorre che non ci sia l’io. Come disse un responsabile di focolare ad un altro focolarino “tu vorresti essere, quando in realtà dovresti non essere”. Non si tratta quindi solo di perdere la propria personalità, di farsi da parte, per così dire, provare a mortificarsi, silenziare o zittire il nostro ego. No, perché ci sia Dio secondo la Lubich non ci deve essere l’io. Ma si badi bene non il suo di "io", no quello no, quello è sacro e indispensabile. Sono sempre gli altri che si devono annullare per fare brillare lei. 


“…un’anima sola deve vivere: la mia e cioè quella di Gesù fra noi che è in me. Questi focolarini che così agiscono sempre sono perfetti. Essi sono Gesù fra noi con me. Perché nulla si sono tenuti (ed hanno perso coll’anima anche le ispirazioni parziali), hanno tutto. Siamo con ciò uno e quest’Uno vive in tutti. Chi così non fa e vuol tenersi qualcosa è nulla...” ***

Secondo queste premesse quindi si va incontro a un disagio certo, essendo impossibile rinunciare a se stessi, cortocircuito linguis
tico molto simile di quello “sii spontaneo” col quale pretendiamo spontaneità da qualcuno. Cioè io che provo a non essere io è come dire “vietato vietare”. È un paradosso linguistico (vedi Wittengenstein o Russel) che ci trasla su un piano da teatro dell’assurdo di Ionesco. Proprio perché non è possibile rinunciare al proprio io, ponendo questa come premessa essenziale per poter vivere di Dio, occorrerà poi una narrazione molto potente e sempre nuova per far fronte al disagio e alla dissonanza cognitiva che scaturisce da questo paradosso.

Ecco perché in un regime di annullamento della proprio individualità (o almeno nel provare a farlo) si crede di vivere un'esperienza mistica e spirituale, là dove in realtà è solo una narrazione utile a non impazzire del tutto
Per cui non resta che scaldarsi al calore del focolare che immaginiamo essere acceso nella sua rappresentazione sulla parete. Che tristezza.


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Margareth Karram, intervista a Paola Belletti del 27/09/2021 (vedi link)

** Da alcuni stralci del Paradiso 1949 


*** Lettera del 23 novembre 1950 


Commenti

  1. Io non sono foc..ma perché in 50 anni ho visto le stesse cose...le hanno pure PRETESE da me.. anche se ripetevo continuamente a un foc che a me non me ne fregava proprio niente...ma era peggio di una lampreda, uguale a un tdg di mia mitica conoscenza di cui non riuscivo a liberarmi. Aggiungo che quando parlo di questi foc mi viene da chiamarli ---- perché IO---- siamo sulla stessa strada.. coincide o mi sbaglio..e io sono fuori dal mov

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  2. Dopo decine di anni che mi hanno ripetuto sempre le stesse cose, anche a me hanno iniziato a dire che il tutto andava compreso nel contesto...ora dopo aver passato anni da scemo oggi son diventato finalmente solo cretino..il mio livello di comprensione è aumentato...ma voi andate avanti a trattare le persone sempre allo stesso modo

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