La profezia

“L’altruismo è la maschera dorata dell’egoismo e del narcisismo, nient’altro che un'anomala gratificazione.” Lorenzo Licalzi

Radici

Scure


E già la scure è posta alla radice degli alberi: 
ogni albero dunque che non fa buon frutto... 
Mt 3,10


By E.F.

Nel precedente post (vedi qui) abbiamo provato a mettere in evidenza alcuni dei tratti tipici dell’abuso spirituale e abbiamo provato a chiarire chi può esserne vittima. Abbiamo spiegato come tutti siano vulnerabili, condizione comune al genere umano nelle dinamiche della vita sociale. Abbiamo capito che parlare di “persone vulnerabili” nei termini in cui ancora la chiesa e il movimento dei focolari si ostinano a usare questa espressione nei documenti ufficiali (vedi qui), è fuorviante ed é un ulteriore abuso che va denunciato e smascherato. Fa infatti molto comodo spostare l’attenzione dall’abusatore all’abusato, indagando morbosamente le sue presunte debolezze che rimanderebbero alla causa dell’abuso stesso. No, lo ribadiamo con fermezza, tutti siamo vulnerabili. E l’attenzione va posta su chi abusa, non su chi viene abusato.

Inoltre abbiamo spiegato che l'abuso spirituale nasce sempre in un contesto di abuso di potere, non solo a causa di un individuo perverso, una mela marcia (altra narrazione molto comoda) ma anche da un vero e proprio sistema abusante. Non si tratta quindi solo di episodi sporadici e singoli individui abusanti, piuttosto di strutture, pratiche, istituzioni e insegnamenti manipolatori. L’abuso spirituale può essere causato quindi sia da individui sia da sistemi abusanti, o peggio dalla dinamica perversa di questi due fattori. Come e perché negli insegnamenti di Chiara Lubich si celi il rischio concreto dell’abuso spirituale, è il tema di questo post. 

Nelle pagine di questo blog abbiamo più volte sostenuto che una certa stortura nel pensiero della Lubich, sin dall’inizio della sua avventura, sia il prodromo di una cultura manipolatoria e abusante che in seguito nel tempo ha fatto soffrire tanti, diventando parte di un sistema. Cercheremo di spiegare perché. Nei primi anni ‘40 Chiara Lubich prova l’esame di ammissione alla facoltà teologica di Milano, non riuscendo, ahinoi, a superarlo: studiare un po’ di teologia e storia della chiesa le avrebbe giovato. Si consola con una buona dose di dissonanza cognitiva e pur delusa le sembra che Gesù stesso le dica: “Sarò io il tuo maestro!”.


Beh se davvero sia stato così, a questo punto dovremmo prendercela con Gesù stesso, rivelatosi purtroppo un cattivo maestro. Infatti negli appunti dei discorsi che Chiara Lubich teneva già nel ’46 in “sala Massaia” alle terziarie francescane, di cui faceva parte assieme alle prime focolarine, propone la quinta essenza delle sue intuizioni su come vivere alla presenza costante di Dio, in unità, secondo la promessa evangelica di Gesù del “dove due o più…” (Mt 18,20). 


“L'Unità esige anime pronte a perdere la propria personalità, tutta la propria personalità.” “Non c’è Unità se non là dove non esiste più personalità.” *


L’esegesi più semplice di questo delirio si potrebbe fare sostituendo la parola “Unità” (scritta sovente in maiuscolo, come a ribadirne l’assolutezza, ndr.) con il “fare come dico io” e vedremo che alcuni conti tornano. Provare per credere.


“Il “fare come dico io” esige anime pronte a perdere la propria personalità, tutta la propria personalità.” “Non si può “fare come dico io” se non là dove non esiste più (la vostra) personalità.”


Chiaro no? Naturalmente é un invito dal tono “armiamoci e partite”, perché Chiara, anche in questo caso, pretende un perdere da cui lei è esente. È cronaca triste di questi giorni, una cinquantina di fedeli di una setta nigeriana avrebbero digiunato sino alla morte, sotto l’ordine del loro guru, con la promessa “di incontrare Gesù”. Digiuno che il guru si è visto bene di non praticare, infatti è vivo e vegeto. La dinamica é molto simile.


Riconosciamolo: chiedere a qualcuno di rinunciare alla propria personalità in nome di Dio è un invito manipolatorio, quindi un abuso serio che trova nella prassi della vita di ogni giorno nelle comunità dei focolari tanti modi di venire messa in pratica. (vedi qui) 


Gesù, che sarebbe dovuto essere il maestro di Chiara, bypassando la sua formazione universitaria, con la promessa di essere presente tra chi si riunisce nel suo nome, non pretende però la rinuncia alla propria individualità e tanto meno personalità: è piuttosto un’invenzione della Lubich, diventata poi tristemente paradigma e parte di un sistema abusante, su cui la Chiesa non ha vigilato abbastanza. E qua, come ben si può intuire, iniziano i problemi seri. 


Da questa impostazione infatti è nata la famosa e triste pratica del pretendere dai propri sottoposti il "tagliarsi la testa" ossia rinunciare alle proprie idee, ispirazioni, ecc... Gli aneddoti di come Chiara intendesse alla lettera queste parole si sprecano, probabilmente un vero e proprio modo per gestire la sua autorità indiscussa e l'eventuale dissenso, un tentativo maldestro di legittimare una debolezza e evitare qualsiasi voce contraria. Che in realtà il focolare sia nato per dare risposta al disturbo narcisistico di Chiara? E poi si sia trovata una narrazione adeguata per farlo passare come carisma? Ai posteri l’ardua sentenza.


Questa faccenda del "tagliarsi la testa" è quindi nata storta sin dall'inizio e risale alle nevrosi di Chiara. Già sentiamo il dissenso montare e il solito coro da tragedia greca ripetere all’unisono il nuovo mantra focolarino “...eh ma oggi non è più così, oggi é tutto diverso!”. Sarà: lasciateci il beneficio dell’inventario. Un sospetto però che ci fa affermare con un certo grado di sicurezza che purtroppo ancora oggi, questa cultura abusante e manipolativa del “tagliarsi la testa” covi ancora sotto la cenere dei focolari, soprattutto quelli femminili, sono le parole di alcune focolarine proposte come contributo all’ultima assemblea generale del movimento dei focolari (2021). Si esprimono così: 


"Frasi come “tagliarsi la testa”, “perdere la propria idea”, viste soltanto alla luce di esperienze negative e fuori dal contesto, svuotano della sua essenza soprannaturale, realtà così vitali del cristianesimo, messe in luce dalla spiritualità (focolarina), che hanno permesso a tante generazioni di focolarini/e ed altri, di rifare l’autentica esperienza della vita trinitaria, mediata da Gesù in mezzo."**


Ci si chiede come sia possibile esprimersi in questi termini e comunque giustificare una pratica abusante e manipolatoria in nome di un’esperienza di vita trinitaria, cavallo di battaglia della spiritualità focolarina che andrebbe piuttosto corretta e riportata al Vangelo. Non foss'altro perché questa impostazione presuppone sempre e comunque un padre, un responsabile, un capo cui votarsi completamente, appunto tagliandosi la testa per immolarsi al suo volere. 


Questa pretesa getta le basi di quella impostazione gerarchica che poi caratterizza lo sviluppo e le storture del movimento dei focolari. Questo è stato possibile perché Chiara stessa ha pensato ai suoi seguaci come un’emanazione di sé e non come individualità stagliate e autonome. È purtroppo una stortura da imputare a lei: chiunque abbia infatti ricoperto dei ruoli di responsabilità nel governo del movimento dei focolari soprattutto nell’ambito dei consacrati, è sempre dovuto essere una eco fedele e acritica di Chiara, l’alfa e l’omega cui tutto doveva sorgere e fare ritorno, secondo l'impostazione generativo-trinitaria dove il responsabile è “dio padre” e gli altri invece sono “il figlio”. Cortocircuito semantico che permette a chi comanda, sentendosi e facendo le veci del padre eterno, di stabilire il buono e cattivo tempo per i suoi sottoposti cui è richiesto l’annullamento massimo sino alla "morte di croce", modello di obbedienza e sottomissione, non certo un rapporto fra pari. Nei focolari femminili si arriva poi al parossismo perché la responsabile, suo malgrado, riassume in sé il ruolo di Chiara, quello di “madre” e quello di padre trinitario. Insomma un pasticcio che metà basterebbe.


Per quanto ci riguarda, questa vita a “mo’ della trinità” é stato un grosso errore e ingenuità della Lubich e ci sembra uno di quei problemi cruciali su cui si gioca la credibilità e il futuro del movimento dei focolari. A questo proposito lo stesso Jesus Moran***, co-presidente in carica dei focolarini, nel parlare della vita a mo’ della trinità fa notare che se questa non funziona "la vita di unità si appiattisce e decade in accordi provvisori dettati più dai propri tornaconti, desideri individuali, progetti personali o sentimenti momentanei, che da vere esigenze di coscienza, quando non in veri e propri ricatti. Il responsabile si trasforma, allora, in un semplice moderatore di personalità e tutti gli altri in parassiti o pensionati di una convivenza che non ha niente di evangelico, né di profetico." È una polaroid ben nitida in cui tanti, siamo sicuri, si ritroveranno senza sforzo. 


Il responsabile o la responsabile di qualsiasi branca del movimento dei focolari investiti di questo ruolo e di questa autorità, senza la dovuta preparazione rispetto a cosa significhi l’accompagnamento spirituale (vedi qui), ignorando anche le minime norme igienico-spirituali patrimonio della storia millenaria della chiesa, rischiano quindi di fare parecchi danni. Soprattutto se si riflette che l’indottrinamento nel movimento dei focolari inizia sin dalla più tenera età, quindi con persone che sono questa volta sì vulnerabili al cubo perché minorenni. Buon senso e coscienza civica prevedono un esame e patente per chi voglia mettersi alla guida di un mezzo sulle strade: dovremmo pretendere la stessa premura e preparazione per chi voglia guidare le anime!


In tutti questi mesi di analisi del fenomeno focolarino abbiamo inoltre capito una cosa: il livello di coinvolgimento nei meccanismi del movimento dei focolari è molto importante e varia da branca a branca. Come varia, pure, lo abbiamo visto, fra ramo maschile e femminile, sempre più distanti su posizioni quasi inconciliabili. Chi decide di intraprendere la strada di consacrazione al focolare sta mettendo in gioco tutta la sua vita, quindi il massimo della generosità, che come abbiamo visto corrisponde al massimo della possibilità di essere feriti; si è esposti così al 100% a possibili abusi, che immancabilmente si verificheranno, perché come abbiamo cercato di spiegare, si tratta di un problema sistemico e culturale con radici ben profonde. Sino a che il movimento dei focolari non riuscirà a prendere le distanze e correggere il tiro di questa impostazione spirituale abusante che annulla l’individualità, non si potrà parlare di vero cambiamento e tutta la narrazione “ora è diverso, non è piú così” rimarrà tale. Parole al vento. Non basterà solo una cosmesi narrativa, è di un cambio di paradigma che stiamo parlando. 


Invece l’impostazione della vita comunitaria che abbia come presupposto il tagliarsi la testa, il perdere la propria individualità è un abuso gravissimo che ha creato fin troppa sofferenza, purtroppo con l'avallo del Vaticano che ha chiuso tutte e due gli occhi in cambio di piazze e chiese piene. Ma è stato un fuoco di paglia, visto che proprio grazie a queste trovate della Lubich i numeri sono calati molto in fretta, soprattutto tra i consacrati, cioè quelli che più ci avevano creduto, cosa che rattrista e invita a riflettere. Il "tagliarsi la testa" in definitiva ha sortito quindi tutto un'altro effetto e rischia di essere paradossalmente la nemesi del sogno di unità di Chiara come bene ha detto un focolarino in occasione dell’ultima assemblea generale del 2021: 


"La fuga dal movimento dei focolari delle persone che più presentano caratteristiche di creatività, originalità e pensiero divergente di cui, da troppo tempo siamo testimoni, oltre a essere un problema molto serio dal punto di vista istituzionale perché significa l’incapacità a rendersi conto dei talenti e anche del disegno di Dio su tante persone, si rivela un vero autogol perché poi viene completamente a mancare quella tipologia di persone che probabilmente Dio aveva suscitato proprio per il contributo specifico e insostituibile che potevano apportare all’Opera. Non meraviglia, quindi, una certa mediocrità a troppi livelli, proprio per l’assenza di persone portatrici della novità e del cambiamento". ****


E come soleva ripetere Igino Giordani, cofondatore del movimento dei focolari: la mediocrità è il più grande impedimento alla santità.

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* Dagli scritti di Chiara Lubich - 2 dicembre 1946 («L’Unità»), citato anche a pag 67 del libro «Gesù in mezzo nel pensiero di Chiara Lubich» di Judith Maria Povilus – ed. Città Nuova.


**Varie Riflessioni arrivate alla Commissione per la Preparazione dell’Assemblea - Riflessioni per gli appartenenti all’Opera (1 settembre 2020). | R.A.


*** Jesús Morán ai delegati del movimento dei focolari in Zona - Rocca di Papa, 20 settembre 2019


**** Vari Contributi Arrivati alla Commissione per la Preparazione dell’Assemblea. Contributi per gli appartenenti all’Opera (1 agosto 2020) | 7. Maturità e responsabilità - 7.6. Generatività e pensiero creativo e divergente. | A.C.


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